UT #3 – Le vie dei NOSTRI pensieri

Questa recensione di Ut doveva essere completamente diversa.

Mi è successo di nuovo: alla prima lettura, questo terzo numero mi aveva lasciato tante perplessità.
Fin troppe.
Alla seconda lettura, tutto diverso; ho tirato nuovamente le fila della situazione, complice (tra le altre cose) un’indimenticabile chiacchierata con Corrado Roi in persona.

Le vie dei Pensieri è stato per me l’albo più faticoso, ma quello che mi ha dato più soddisfazioni.

Le molteplici chiavi di lettura, le allegorie sempre più sottili, i dettagli, le citazioni e le riflessioni sono infinite e continuano a venir fuori anche a giorni dalla conclusione della lettura.

Sappiamo poco, molto poco della società di UT: non abbiamo riferimenti spaziali o temporali per farci un’idea precisa.

Ci sono voluti tre numeri per rendermi conto di questo fatto:
Queste due “mancanze” sono ciò che rende UT così destabilizzante.

Noi regoliamo la nostra vita in base agli orologi, ai calendari, alle vie e ai luoghi.
Etichettiamo e diamo un nome alle cose senza che esse ne abbiano realmente bisogno.

Il tempo e lo spazio in UT si dilatano, sono una nostra decisione e cambiano di lettore in lettore
Di Persona in Persona.

Il lettore non è più allenato a manovrare parte della Storia per sé stesso.
Siamo ormai abituati alla multimedialità delle cose che cambiano sotto i nostri occhi grazie alla pressione di un dito su uno schermo e al lavoro di complessi algoritmi che danno corpo alle nostre fantasie.

Corrado Roi e Paola Barbato hanno preso una decisione pericolosa mentre stendevano il soggetto di questa miniserie:

in un mondo in costante ricerca di Oggettività, loro ci hanno riportato alla Soggettività.

Mi spiego meglio: hanno lavorato alacremente per darci dei contorni, delle strutture
poi si sono fermati.

È compito del lettore gestire i bianchi e i neri di tutta la faccenda.

È proprio per questo che la società di UT  è una società di stampo platonico: non ci sono istituzioni di comando come le intendiamo noi.

Nessun corpo di polizia, nessuna chiesa, nessuna scuola.
L’unica istituzione che incontriamo è quella dei Filosofi, che, però, non comandano.
I Filosofi in UT custodiscono.

Queste figure granitiche sono i custodi della Memoria, vivono e ricordano come un solo organismo pensante.

UT3 (3) Insieme alla soggettività, la miniserie ci spinge a riflettere sulla violenza dell’individualità.

IV, la protagonista femminile dell’albo si accompagna a due copie mal riuscite di se stessa, Hor e Tommasa.

Vengono definite “copie” ma in realtà si rivelano essere tutt’altro:
hanno pensieri, atteggiamenti, movente completamente diversi dalla loro matrice.

E se il fumetto fosse parlato, sono sicura che tutte e tre avrebbero voci completamente diverse.

L’individuo seppur una copia di qualcun altro rimane irreplicabile, in quanto essere a se stante.
Ed è questo il fulcro della (non)-umanità raccontata in UT: l’unicità del Singolo.

UT3 (2)

Di recensione in recensione mi ostino a cercare di intrappolare tra le mie parole il senso di questa miniserie, fallendo miservamente.
Finalmente ho trovato l’aggettivo più adatto per descriverla: CANGIANTE.

Ut è un test di Rorschach senza la patologizzazione tipica della pischiatria.
Ognuno di noi ci vede qualcosa che rispecchia la propria interiorità.

UT3 (1)

 

A tal proposito volevo spendere due parole riguardo ai pareri negativi che leggo e sento a proposito di questa miniserie.
Chi mi parla di UT spesso mi dice che non riesce a trovarne il senso, che non si hanno risposte alle domande, che è troppo confuso e così via.

A queste persone vorrei rispondere cercando di dare la mia personalissima visione dell’opera.

Credo non ci sia bisogno che glia autori diano un unico senso all’opera, che ci imbocchino di significati, che debbano per forza confezionare una morale.

Ciò che mi ha fatto amare UT è stata proprio la fatica che mi è costato leggerlo:

Ut mi ha obbligata a riflettere, rileggere i passaggi, a smontare le trame e rimontarle, andare a recuperare gli albi precedenti per capire i nuovi e a studiare.

Mi ha fatto sentire inadeguata e stupida ma mi ha anche premiata quando le mie supposizioni si sono rivelate vere, mi ha divertita ed emozionata.

Non so voi, ma io una complessità del genere in un fumetto seriale italiano non l’ho mai trovata.