Novello Guybrush Threepwood, Giacomo Lucarini si addentra nei meandri dell’immensa isola dell’informazione per scoprirne ogni segreto. Si ritrova così a dover dipanare i misteri della cinematografia presente, portandone alla luce i segreti più reconditi per i non-iniziati (“Guarda, una scimmia a tre teste!”). Spesso le sue avventure giornalistiche lo portano a imbattersi negli oggetti più disparati, dei quali grazie al suo acume riesce a intuire la funzione: tutto iniziò da un pollo di gomma fino ad arrivare, in tempi recenti, a una guaina accogliente a forma di uovo! E buon per lui, visti i suoi molteplici amori virtuali (è noto tra l’altro un suo vero e proprio transfert nei confronti di Lady Gaga, cosa che a paragone fa sembrare Norman Bates un innocuo boy-scout).
E così il nostro eroe, al termine di ogni giornata, si avvia verso casa, dove lo attendono le sue pile di fumetti, i fustini pieni di action figures e tanti, tanti altri gadget nerd. Dove abita? Ma è facile: seconda stella a destra, poi dritto fino al mattino.
Prodotto di una strana evoluzione della specie (o di miscugli con geni alieni), Alberto Macaluso è in grado non solo di interfacciarsi a qualunque congegno elettronico grazie alle sue protuberanze adipose, ma è anche capace di riconfigurare la sua massa corporea e la discriminante quantica del suo cervello in modo da potersi adattare a differenti universi, da mago medievale fino a un futuristico cadetto della Flotta Stellare, passando per un investigatore dell’occulto del secolo scorso, identità che assume senza soluzione di continuità. Caratteristica costante in ogni realtà pare essere un’insana ingordigia di panzerotti.
Mascotte lucchese e al contempo vittima sacrificale, è noto per prestare il suo corpo alle penne di famosi artisti (circolano voci secondo cui avrebbe l’intera copertina di un modulo di D&D disegnata da Monte Cook sulla chiappa destra), salvo poi effettuare una muta della pelle per conservare i cimeli in una non precisata locazione nella Zona Negativa, in attesa di rivenderli quando in futuro la desiccated-body-art diventerà un fenomeno di… “costume.”