Top of the screen: Le serie Migliori del 2015

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Premessa 1: questo articolo tratta esclusivamente di serie americane. Niente prodotti britannici, italiani, giapponesi e così via.

Premessa 2: le opinioni espresse in questo articolo sono puramente personali. Non rispecchiano il punto di vista della redazione e non hanno pretesa di universalità e verità. Sono da intendersi per ciò che sono, il parere soggettivo di un appassionato sulle serie migliori dell’anno.

 

Miglior serie, 1° posto: Hannibal

Giunto alla terza e ultima stagione, a causa dei bassi ascolti (ma si parla di un possibile film per la tv), Hannibal raggiunge la perfezione narrativa e formale, spinta da prove recitative grandiose, una regia di rara ricercatezza e un’atmosfera sempre più introspettiva e orrorifica. Il finale sembra dare una conclusione definitiva, ma senz’altro Bryan Fuller ha ancora degli assi nella manica: non ci resta che attendere fiduciosi.

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Miglior serie, 2° posto: The Leftovers

Già tra le sorprese del 2014, in pochi avrebbero scommesso su un altro centro, senza più le vicende del libro su cui basarsi. Invece Damon Lindelof ha estratto dal cilindro una stagione superba, in bilico tra paranormale ed esistenzialismo, interpretata divinamente (vedi sotto), e con momenti di intensità emotiva da stritolare il cuore.

Miglior serie, 3° posto: Fargo

Come The Leftovers, anche Fargo supera la già acclamata stagione di debutto, regalandoci un gangster drama esplosivo, surreale e dolceamaro, tecnicamente curatissimo, con delle scene di azione da lasciare incollati alla poltrona.

Miglior attore: Christopher Eccleston (The Leftovers)

Citare i soliti, immensi Kevin Spacey e Mads Mikkelsen sarebbe fin troppo banale: voglio quindi premiare l’ex Nono Dottore, che nelle vesti inusuali di sacerdote, affronta drammi, assurdità e sventure con una fede incrollabile, capace di commuovere anche l’ateo più convinto.

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Al di là dei grandi nomi, citerei anche Bokeem Woodbine, eccellente nei panni del loquace Milligan in Fargo, e Jonathan Banks: il ritorno di Mike in Better Call Saul regala una nuova dimensione, molto più personale e sofferta, di un personaggio già conosciuto e apprezzato.

Miglior attrice: Robin Wright (House of Cards)

La terza stagione di House of Cards ha mantenuto solo in parte il livello qualitativo altissimo degli anni scorsi, ma la bionda first lady ha offerto una prova recitativa sorprendente, in grado non solo di tenere testa, ma in alcuni momenti persino di oscurare un fuoriclasse come Kevin Spacey. Un vero peccato che gli sceneggiatori non abbiano saputo offrirle del materiale degno delle sue capacità.

Notevole anche la performance di Gillian Anderson nei panni della psichiatra Bedelia Du Maurier in Hannibal: elegante e arguta, oscilla da vittima a carnefice, inserendosi perfettamente nei meccanismi della serie; se la terza stagione è stata un capolavoro, il merito è anche suo.

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Miglior antagonista: Richard Armitage (Hannibal)

Di “cattivi” affascinanti e carismatici ne abbiamo incontrati diversi in questo 2015 televisivo: ma Francis Dolarhyde spicca su tutti, per la sua fisicità e la capacità di incutere timore in una serie già di suo decisamente “per cuori forti”.

Un posto sul podio è doveroso anche per Vincent d’Onofrio, perfettamente a suo agio nel ruolo di Wilson Fisk in Daredevil, e Gethin Anthony (Charles Manson in Aquarius), capace da solo di far fare il salto di qualità a una serie altrimenti piuttosto ordinaria.

Miglior debut: Better Call Saul

Le aspettative erano altissime, così come il rischio di ritrovarsi un prodotto male assemblato, solo per speculare sulla leggenda di Breaking Bad. Fortunatamente lo spin-off su Saul Goodman splende di luce propria, riproponendo tutte le caratteristiche di solidità e squisitezza tecnica a cui Vince Gilligan ci ha abituati.

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Una menzione speciale la meritano anche The Brink, esilarante e arguta dark comedy geopolitica in cui, purtroppo, la HBO non ha creduto a sufficienza da decidere di rinnovarla; e Daredevil, cupa e avvincente, probabilmente la miglior serie televisiva proposta finora dalla Marvel.

Miglior colonna sonora: Fargo

Un’impressionante varietà di generi, suoni e liriche che si accordano alla perfezione con le immagini sullo schermo e le sensazioni dello spettatore: Jeff Russo e Noah Hawley hanno svolto davvero un lavoro brillante.

Se poi, come chi scrive, siete appassionati di rock anni ’60 e ’70, apprezzerete sicuramente la colonna sonora di Aquarius, sempre in tema con il gusto psichedelico delle vicende.

Flop dell’anno: Game of Thrones

Parlando in termini relativi, la quinta stagione (anche senza entrare nel dettaglio dell’adattamento dai libri) rappresenta un netto passo indietro rispetto alle precedenti, tra personaggi snaturati, scenari mal sfruttati e un ritmo lento e zoppicante.

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In termini generali, delude The Last Man On Earth, partita molto bene e subito persa in una comicità scontata e di bassa lega; e non convince Jessica Jones, che nonostante un grande David Tennant non riesce a bissare i risultati di Daredevil.

Hype per il 2016:

Con l’annullamento del remake di Utopia, a causa dei mancati accordi tra HBO e David Fincher, gli appassionati di fantascienza potranno consolarsi con Westworld, anch’essa su HBO a firma Jonathan Nolan, e soprattutto con American Gods, trasposizione del celebre romanzo di Neil Gaiman, di cui ancora poco si sa per certo, ma che pare andrà in onda a fine anno su Starz.

Occhi aperti anche per Vinyl, spaccato della scena musicale newyorkese degli anni ’70 (il cui pilot sarà diretto da Martin Scorsese in persona), e per il grande ritorno di X-Files. La verità sarà anche là fuori… ma chi esce di casa con tutte queste serie da vedere?