Quanti di voi si ricordano di Space Crusade, noto gioco emulo di HeroQuest ma in ambito fantascientifico (e infatti distribuito nel nostro paese con il titolo di StarQuest)? Ebbene, di recente Corey Konieczka, famoso autore di altri giochi da tavolo di successo come quello di Battlestar Galactica, ha ripreso in mano questo storico titolo e ne ha tratto un gioco di carte, Death Angels: Space Hulk, caratterizzato da partite brevi (sui 30-45 minuti) e con delle meccaniche particolarmente interessanti. Il gioco, pubblicato dalla Fantasy Flight, è stato tradotto in italiano dalla Stupor Mundi, un’etichetta distribuita qui da noi da Giochi Uniti.
I giocatori (da 1 a 6) impersonano delle squadre di space marines (ognuna composta da un veterano e da un soldato semplice) inviate in una missione per sventare la minaccia aliena rappresentata dai genestealer, orrendi esseri se vogliamo simili agli Alien e per i quali gli umani (anche quelli in lattina come gli space marines) sono una prelibatezza. I nostri dovranno quindi avventurarsi nelle stanze di un relitto spaziale, aspettandosi di veder sbucare da un momento all’altro un’orda di mostri intenzionati a farli a pezzi.
Una delle prime, interessanti novità di questo gioco, è costituita dalla formazione delle squadre: all’inizio del gioco, le carte degli space marines verranno disposte a caso in una fila, con metà di loro voltati da una parte e metà dall’altra (a questo scopo, le loro carte sono double-face). Inoltre la carta della prima stanza indicherà dove mettere lungo questa colonna i vari accessi da cui potrebbero uscire gli alieni. L’orientamento dei personaggi si rivela fondamentale, in quanto i mostri potranno sbucare da un lato o dall’altro, e chi verrà attaccato potrà difendersi solo da quelli che ha di fronte. E non dovranno nemmeno essere troppi, perché, nella fase di attacco dei genestealer, lo space marine che se li troverà addosso dovrà tirare con un dado un risultato superiore al loro numero per poter sopravvivere… e il dado va da 0 a 5!
Naturalmente, nella loro fase, ogni squadra potrà agire nel modo più adatto per ripulire la stanza dagli alieni: si potranno quindi effettuare azioni di supporto, di movimento o di attacco… ma nel turno successivo non si potrà ripetere la manovra (ovvero rigiocare la carta) usata in quello precedente. Ci vorrà quindi parecchia coordinazione fra i giocatori, così da cercare di trovare la strategia migliore in ogni situazione (e sperando anche che il dado sia favorevole). Alla fine di ogni turno, poi, verrà scoperta una carta crisi che determinerà dove compariranno nuovi alieni, nonché altri effetti potenzialmente pericolosi per i personaggi (una meccanica simile a quanto accade nel gioco di Battlestar Galactica).
Una volta esaurita una delle due pile dei genestealer che possono apparire in una certa stanza, si passerà alla successiva, portandosi dietro però tutti quegli alieni che non sono stati ancora uccisi. Si può capire bene, quindi, come questo sia un vero e proprio gioco al massacro: non passerà molto tempo prima che le nostre squadre inizino a essere decimate e gli attacchi dei mostri si facciano più concentrati e letali. Ma se anche solo uno space marine riuscirà a raggiungere l’ultima stanza e ottenere le condizioni di vittoria (tipo distruggere il nido degli alieni oppure premere il fatidico pulsante dell’autodistruzione), i nostri avranno trionfato.
Come gioco è sicuramente molto strategico (anche se con qualche dose di fortuna), e la durata non eccessiva delle partite lo rende avvincente e accattivante. Il difetto senza dubbio risiede nella rigiocabilità: dopo tre o quattro partite le carte cominciano a riproporsi e gli schemi ad assomigliarsi… ma basta lasciar passare un po’ di tempo fra una serata di Death Angels e l’altra e il divertimento dovrebbe rimanere invariato.