La redenzione del samurai – Recensione fumetto

La redenzione del samurai è un bel fumetto. Un bel fumetto in edicola è sempre un gran piacere. Un bel fumetto in una collana Bonelli significa grande pubblico. E questo ci fa doppiamente piacere.
A firmare la sceneggiatura di questo secondo numero di “Le Storie” è Roberto Recchioni, uno che non perdiamo tempo neppure a presentarvi tanto se lo conoscete vi annoiamo e se non lo conoscete appena finito qui andate a farvi un giro sul suo blog.
RRobe sa scrivere, ha creato alcuni dei fumetti che abbiamo amato di più nel panorama italiano, e generalmente merita di accordargli il tempo che impiegate nella lettura. E non è poco di questi tempi.
Dopo aver cavalcato diversi generi, facendosi disarcionare poche volte, adesso per lui è la volta di saltare in groppa a 110 pagine di chambara: niente paura, non è una parolaccia ma la traduzione di ‘cappa e spada’ in giapponese. Insomma, per chi non è sulla trentina e oltre, e magari non ha vissuto la stagione del recupero dei vecchi film nipponici e dei cartoon dello Shogun Mitsukuni Mito, si parla di cose da samurai.
Quello che RRobe in grande spolvero ci presenta è la classica storia di onore e amicizia nella classica cornice del Giappone feudale, con i classici stereotipi rispettati: il maestro carismatico e generoso, l’allievo giovane e idealista, il vecchietto che nasconde qualcosa, il nobile signore e il consigliere viscido. E naturalmente la marmaglia di cattivissimi ronin e ninja da far fuori a colpi di spada (e bastone) per i nostri eroi.
Embè? Diranno alcuni. Vi par poco, raccontare qualcosa di classico senza cadere nella noia o nel deja vù fastidioso? Il risultato encomiabile è qualcosa di tremendamente familiare raccontato da qualcuno che ha pieno interesse a far apprezzare a tutti quel quadretto familiare.
Ma saremmo dei perfetti babbei se non spendessimo parole d’elogio per il comparto grafico, rappresentato da un Andrea Accardi da applausi (e pure standing ovations): i suoi paesaggi, i volti espressivi dei personaggi anche in assenza di balloon, la dinamicità improvvisa e la dolcezza del tratto quando necessario sono il fattore vincente di un albo che verrà sicuramente apprezzato da tutti i palati.
Senza velleità ‘autoriali’ pretenziose, senza un ipercitazionismo che esclude i non militanti (ma non per questo mancano le strizzatine d’occhio ai cultori del Sol Levante…), senza la noia di chi vuol fare l’enciclopedico, il volumetto popolare di Recchioni/Accardi può essere letto dai fan di Tex come da quelli di Vagabond. I suoi ingredienti, un genuino amore per il genere, la volontà di trasmetterlo al pubblico, l’ironia che stempera la tensione.
In chiusura, vogliamo schiaffare la sigla del vetusto (ma tosto) L’invincibile shogun, cartone che il finale del fumetto ci ha inequivocabilmente evocato… che ci unisce, nel suo ritornello, al grido di CHAMBARA!