DYD#315 “La legione degli scheletri” – Recensione

Fa piacere che finalmente Angelo Stano, il più conosciuto e amato tra gli artisti (per lui è una definizione particolarmente azzeccata) di Dylan Dog si sia dedicato alla realizzazione completa di un albo della serie regolare. Da vero factotum infatti, firma soggetto, sceneggiatura, disegni e copertina di questo La legione degli scheletri.
Una storia nel più classico solco dell’Indagatore dell’Incubo, che ci riporta alle atmosfere delle prime avventure, dove lo spunto sovrannaturale e orrorifico alla Sclavi si accompagna non soltanto al tradizionale citazionismo cinematografico ma anche della storia dell’arte.
La narrazione in sé forse non merita i pieni voti, ma l’albo nel suo complesso merita un plauso: Stano ha assorbito, dopo anni e anni di rimarchevole lavoro sulle tavole di Dylan, la lezione dei migliori sceneggiatori e scrive un’opera godibile, ritmata, dal gusto retrò e di sicuro una spanna superiore a certi writer di mestiere degli ultimi tempi. A ciò si accompagna la solita, solida e lodevole precisione e dinamicità del suo tratto, che col tempo non ha fatto altro che migliorare.
Che altro dire? Da lettore ormai non regolare di DYD, prima di acquistare un numero leggo chi l’ha scritto. Stavolta l’occasione era irrinunciabile e, senza alcun dubbio, possiamo dire che l’esperienza è pienamente godibile: speriamo che il buon Angelo non ci faccia attendere vent’anni per il prossimo albo che porterà la sua verve anche nei testi.

Uno Stano giustamente soddisfatto

Tra le citazioni offerte dal grande disegnatore, oltre a quelle dei film che come sempre l’Old Boy vorrebbe vedersi al cineforum, non possiamo che sottolineare Profondo Rosso, Carrie, echi di Ray Harryhousen e altri che lasciamo il piacere di scoprire… anche quella legata alla pittura, centrale nel racconto, la lasciamo tutta a voi. Come non prendere come volontarie, poi, le caratterizzazioni (e anche un po’ gli abiti!) degli amici della sfortunata ragazza motore delle vicende, uscite da filmacci di serie B horror-splatter degli anni ’80-’90? Una leggerezza di tocco che ai più attempati non sfuggirà. Ultima nota: inevitabile apparizione di… Morgana!
L’unica cosa forse non azzeccata dell’albo è proprio il titolo: non essendo parte fondamentale della narrazione, ma “soltanto” della totentanz finale, rovina in parte la conclusione perché il lettore se l’aspetta prima della chiusura dell’episodio.
Altro non v’è da dire: andate e leggete!