Lawless – La recensione

John Hillcoat e Nick Cave di nuovo insieme, per una storia gangster ai tempi del Proibizionismo sceneggiata dall’ex-Birthday Party. Con un gran bel cast. Tom Hardy, Shia LaBeouf, Jason Clarke, Jessica Chastain, Mia Wasikowska e Guy Pearce. C’è persino qualche minuto per Gary Oldman!

Una storia particolare, che riguarda il microcosmo familiare dei tre fratelli Bondurant (senza genitori), nel microcosmo di una contea americana (Franklin, Virginia), dove va a interferire la galassia della grande città con i suoi poteri “forti” (politico e poliziesco). Un posto dove tutti producono alcol di contrabbando, di quello buono, e dove tutti adesso dovrebbero piegare la testa di fronte alle richieste dei pezzi grossi di città.

Il condizionale è d’obbligo, perché mentre ad uno ad uno gli altri redneck abbassano la cresta, di fronte all’azione di un vicesceriffo sadico e bastardo, i tre duri e puri metteranno in atto una resistenza che è di fatto una dichiarazione di guerra, forti della loro esperienza e della loro nomea di “invincibili”. La storia, tratta dal libro di un discendente della famiglia, è molto indulgente con loro, ritratti come veri e propri personaggi tutti d’un pezzo, ognuno coi suoi difetti, ma fondamentalmente puri. La relazione fra i tre è uno degli aspetti meglio riusciti.

L’aura “eroica”, per quanto si cerchi di smontare il mito e rendere ridicole alcune esagerazioni sulla leggenda dei fratelli, alla fine non si stacca del tutto e non possiamo che parteggiare per questi tre integerrimi criminali bifolchi. Ma è più criminale chi porta avanti un losco business meno ipocrita di una legge indecente o chi, dietro il distintivo, chiede il pizzo e spezza colli?
Nemmeno a domandarselo… la guerra che ne seguirà sarà inesorabile, condotta come una partita di scacchi, violenta (vedere per credere!) e senza esclusione di colpi, anche molto bassi. Ma alla fine l’orgoglio campagnolo e l’onore degli abitanti della contea sarà determinante a mettere la parola fine.

Restano nella memoria Tom Hardy, adorabile tonto dal cuore d’oro che bofonchia e spacca culi; lo sguardo da matto e gli ululati di Jason Clarke; il full frontal in penombra della Chastain (che, beh!); i faccioni di LaBeuf e della Wasikowska tanto innocenti quanto maliziosi. Menzione a parte per Guy Pearce, un attore che meriterebbe un premio solo per quanto viene maltrattato dagli autori dei film nel deformargli i lineamenti e renderlo una macchiettistica carogna appena possibile. Cosa che fa egregiamente, tra l’altro. Su Gary Oldman… come pronunciarsi? Si fa una vacanza in costume anni ’30, tracima coolness da tutti i pori, sforacchia un poveraccio col mitragliatore e dà una badilata in testa a un altro. Un mega-cameo, in pratica.

Non un film che resterà nella storia, ma un racconto solido, spiccio e ben fotografato. Un wannabe classic che magari non racconta nulla di nuovo, ma lo fa con un’aderenza al genere che merita attenzione. Gli appassionati avranno di che saziarsi. Gli altri, potranno oscillare tra l’indifferenza e la noia, sebbene di gran classe… e una gran prova d’attori.
Colonna sonora, manco a dirlo, da applausi (Willie Nelson, Mark Lanegan, Emmilou Harris, Ralph Stanley…).