[vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_column_text]Una piccola premessa alla recensione che seguirà.
Sono rimasta sconcertata dall’editoriale di Roberto Recchioni e dalle parole citate di Tiziano Sclavi; è vero, la fase due è molto criticata dal “popolo del web” e questo è un dato di fatto.
Il popolo del web si indigna, sputa sentenze, s’incazza, si commuove, rende i fenomeni virali ecc. ecc.
Ma il “popolo del web” è vario: ogni mille commentatori criticoni, rosiconi e sputasentenze, c’è un lettore di Dylan Dog.
Un lettore che con Dylan ci è cresciuto, che negli anni ha imparato a conoscerlo, che magari ha visto cambiare e trasformarsi il suo (anti)eroe e che in ogni caso continua a seguirlo.
La nostalgia di noi Lettori è dettata dalle emozioni regalate da storie “che risalgono invariabilmente a dieci-dodici mesi prima”, quelle storie che ci hanno segnato, ci hanno accompagnato negli anni e ci hanno reso dei lettori (ma soprattutto delle persone) migliori.
Per molti Dylan Dog non è mai stato un semplice fumetto, è stato ben altro: ci ha ascoltati e educati esattamente come avrebbe fatto un fratello maggiore.
Siamo ben consapevoli che la redazione, il team di autori e scrittori, non potrà mai sfornare ogni mese capolavori come “Memorie dall’invisibile”, “L’Alba dei morti viventi” o “Morgana”.
Non è ciò che vogliamo perché il lavoro creativo richiede ispirazione, sacrificio e tempo necessario per far sì che il pensiero si incarni in qualcosa di fisico, sia esso una canzone, un libro oppure un fumetto.
È un diritto dei disegnatori e degli autori difendersi e difendere il proprio lavoro da coloro che non fanno altro che criticare e dire cattiverie, ma è un diritto di noi lettori far sentire la nostra voce.
Se battiamo su determinate richieste un motivo ci sarà.
Se continuiamo a brontolare è perché l’amore per l’Indagatore dell’incubo è ancora vivo.
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_gallery type=”flexslider_fade” interval=”3″ images=”9505,9506,9507,9508,9509″ onclick=”link_image” custom_links_target=”_self” img_size=”640×480″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_column_text]L’acqua è la sostanza che ci mantiene in vita, di cui siamo siamo composti per il 70% e non possiamo farne a meno. Ma cosa succederebbe se il solo contatto con essa ci uccidesse?
Come potremmo lavarci, nuotare o semplicemente bere un bicchiere rinfrescante?
Dylan Dog viene contattato da Rania Rakim per indagare su tre crimini apparentemente scollegati: la sparizione della giovane promessa del tuffo Elysa Morris, il caso di Sofia Hernandez, morta dopo aver bevuto dell’acido e di Tony Harley che ha riportato gravi ustioni dopo un turno alla lavanderia dove lavora.
L’indagatore dell’Incubo dovrà convincere la bella detective a pensare oltre la razionalità per risolvere il caso e incontrerà una vecchia conoscenza che lo aiuterà nelle indagini.
Credo che la scelta de “Il Sapore dell’acqua” come successore di “Nel fumo della battaglia” sia stata la migliore per smorzarne gli effetti: se la precedente è stata coinvolgente, intensa e a tratti dolorosa, questa, invece, è una storia tranquilla, ben scritta, che lascia ampio spazio al lato investigativo, misterioso e meno “horror” dell’indagatore dell’incubo.
Gigi Simeoni vuole ricordarci come l’Occulto e l’Inspiegabile si nascondano dietro i casi di cronaca, dietro la vita quotidiana e che la risposta alle nostre domande, spesso, non sia sempre accettabile dalla logica umana. La magia, sepolta sotto l’asfalto, la modernità e le convenzioni, fa capolino all’improvviso per sconvolgere le nostre esistenze.
Ho apprezzato in particolare il finale di questa storia: aperto quanto basta per farci capire che la storia non è finita qui e che resteremo soli con i nostri mille interrogativi fino al prossima puntata.
Un “to be continued…” degno della migliore tradizione horror, sia essa di seria A o di serie B.
Ancora una volta la scelta del disegnatore è impeccabile; le tavole di Giorgio Pontrelli sono una gioia per gli occhi. Il tratto è delicato e i visi dei personaggi sono incredibilmente espressivi tanto da sembrare animarsi man mano che si sfoglia il volume.
L’albo 344 è ampiamente promosso, nonostante non sia una storia “fantastica” come ‘L’Alba dei morti viventi’ e ‘Jack lo Squartatore’…[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]