L’estate è ormai un ricordo lontano, le temperature si abbassano e l’orrenda la routine quotidiana è ormai tornata ad essere la normalità: scuola, lavoro, esami…. Un girone infernale.
L’unico motivo che ci spinge a tirare avanti fino alla fine del mese è l’appuntamento con Dylan Dog, che ci aspetta in edicola con il numero 349, “La morta non dimentica“.
Ci troviamo tra le mani il primo numero ufficiale della continuity prevista per questa “Fase Tre”; protagonista indiscussa di questa storia è, infatti, una vecchia conoscenza: Nora Cuthbert, apparsa per la prima volta in “Mai piú ispettore Bloch” (Dylan Dog n. 338).
Se Barbara Baraldi ne “La mano Sbagliata” è riuscita a confezionare una storia gotica, raffinata dalle tinte crepuscolari, Paola Barbato ci regala una storia che ricorda i vecchi film horror degli anni ’80 scanzonati e splatter.
Mi sono ritrovata a leggere un albo, fluido, equilibrato e con tutti gli elementi dosati al punto giusto: ironia, gore, pathos e mistero.
Ebbene sì, “La morta non dimentica” mi ha convinta.
L’inizio rilassato, quasi comico è in realtà uno specchietto per le allodole: di pagina in pagina il lettore si troverà a sprofondare, senza accorgersene, in un vicenda inquietante dalle atmosfere morbose.
La scelta della tassidermia come tecnica usata per omicidi è eccellente: i corpi morti, immutabili, resi perfetti quasi come bambolotti, fanno orrore; lo sguardo fisso, inanimato degli animali imbalsamati è più inquietante di qualsiasi massacro.
Bruno Brindisi è sempre una certezza: ogni volto, ogni gesto, ogni scena e sfumatura viene impresso magistralmente. I momenti piú splatter sono resi in maniera eccezionale: il sangue sembra grondare dalle pagine dell’albo.
Ogni scena è costruita in maniera efficace: ogni inquadratura è cinematografica.
Ancora una volta, il merito della buona riuscita dell’albo è da attribuirsi a due personaggi femminili, carismatici e contrapposti: la delicata, psicopatica Nora e Lauren Stetson, l’originale e spigliata tassidermista.
Nora è cinica, violenta, senza scrupoli; nasconde dietro un aspetto elegante e i modi raffinati, la cieca furia di chi non è abituato a sentirsi dire “No”.
Una donna infantile, ma soprattutto immortale, pronta a tutto pur di soddisfare la propria sete di vendetta senza guardare in faccia a nessuno.
Laurel è appariscente, dalla sensualità ribelle, apparantemente ambigua e con la sua personalità complessa, è il personaggio chiave della vicenda. Ribalta ogni stereotipo, rivelandosi determinante per la salvezza di Dylan e Bloch.
Unica perplessità è stata la scelta della custodia esplosiva… Un omaggio al 29esimo compleanno dell’Old Boy? (Grazie Andrea per il suggerimento!)
Alcune riflessioni mi hanno accompagnato in tutto lo sviluppo della Fase due e al nascere di questa Fase Tre.
Se prima l’introduzione di Carpenter e Rania mi era sembrata la scelta più adatta per rinnovare l’organico dei personaggi, ora non è piú così. I due sono statici, relegati a essere macchiette; Carpenter con la sua personalità monotona si limita a contestare e minacciare l’Indagatore dell’Incubo ogni volta che incrocia il suo cammino.
Rania, d’altro canto, ha esaurito il suo ruolo di donna forte, capace di tenere testa al fascino di Dylan, si è rivelata una donnetta sostenuta in bilico tra il ruolo di bisbetica e di crocerossina.
Il rapporto di Dylan con la tecnologia è tutt’altro che risolto: di numero in numero, a seconda dello sceneggiatore, è come se mettesse un piede in due scarpe.
In alcuni albi si trova a suo agio con le nuove tecnologie, in altri rifiuta stoicamente l’uso del telefono. Insomma, un tira e molla continuo che sembra voler accontentare tutti ma che in realtà contribuisce solo ad accrescere la confusione.
Il prossimo mese Dylan Dog taglia il traguardo dei 350 numeri e in occasione uscirà in edicola il 29 Ottobre, con un albo speciale tutto a colori, incentrata “su un tragico amore di Bloch”
Appuntamento tra un mese, allora!