Ritorna il Dottore più famoso dello spazio-tempo! È iniziata la nuova stagione di Doctor Who, la nona a partire dal reboot del 2005, la trentacinquesima in termini generali (salute); si tratta inoltre della seconda con Peter Capaldi, lo scozzese dalle “sopracciglia da guerra”, nel ruolo del protagonista, e la terza con Jenna Coleman a vestire i panni di Clara Oswald, che diventa una delle companion più durature dello show.
La stagione precedente, che ha visto il debutto di Peter Capaldi come Dodicesimo Dottore, ha fatto storcere il naso a molti fan.
Sul banco degli imputati è finito principalmente Steven Moffat, reo di aver realizzato una stagione poco avvincente e priva di un arco narrativo di ampio respiro com’è stata la saga di Trenzalore e del Silenzio, e di non aver saputo sfruttare appieno le caratteristiche dei suoi personaggi.
Personalmente, sono in parziale disaccordo con le critiche: l’ottava stagione è stata sì molto verticale, ma ciò non costituisce necessariamente un male, considerando che si arrivava da un arco narrativo durato ben quattro anni; alcuni episodi presi singolarmente sono stati delle autentiche gemme, e per quelli meno riusciti, la straordinaria verve interpretativa di Capaldi ha fatto il resto.
Si è trattato insomma di un momento di transizione, per tirare un po’ il fiato e permetterci di familiarizzare con questa nuova incarnazione del Dottore, più cinica e amara delle precedenti.
Con questa nuova stagione si torna a fare sul serio, e la doppia premiere lo dimostra da subito.
Tutto parte dall’incontro passato tra il Dottore e un bambino in pericolo su un campo di battaglia.
Il Dottore cerca di salvarlo, ma si blocca quando scopre che il bambino altri non è che Davros, il futuro creatore dei Dalek.
Nel presente, Davros (evidentemente sfuggito all’apparente distruzione nel finale della quarta stagione) è in fin di vita e chiede di rivedere un’ultima volta il vecchio nemico.
Nel frattempo, il Dottore sembra convinto di essere a sua volta prossimo alla morte, tanto da registrare un “disco di confessione” (una sorta di testamento gallifreyano) e organizzare una specie di “party d’addio” nell’Inghilterra medievale.
Il compito di trovarlo tocca a Clara e alla rediviva Missy, temporaneamente alleate. Recuperato il Dottore, i tre si ritrovano al capezzale di Davros, che si scopre essere su Skaro, il pianeta di origine dei Dalek, dove dovranno lottare per sopravvivere.
Il tema di entrambe le puntate diventa quindi il lungo confronto, quasi uno scontro filosofico, tra il Dottore e il suo arcinemico.
Giunto alla fine – apparente – della sua esistenza, Davros vuole prendersi l’ultima vittoria sul Dottore, sconfiggerlo sul piano morale invece che sul piano fisico: fargli ammettere che la compassione è sbagliata, è una debolezza, che se quel bambino innocente fosse stato ucciso non sarebbero mai nati i Dalek, e tutte le persone uccise da loro si sarebbero salvate.
D’altra parte il Dottore, nonostante a un certo punto arrivi davvero a credere di aver perso per sempre Clara, non cede mai sul suo principio, nemmeno quando Davros gli offre la possibilità, sfruttando il collegamento biologico tra sé e i Dalek presenti su Skaro, di eliminarli tutti in un colpo solo.
A muovere il Signore del Tempo non è tanto la vergogna o il senso di colpa, ma proprio la compassione, per il Davros bambino indifeso di un tempo, e un po’ anche per quello di adesso: un vecchio in punto di morte.
Il vero piano di Davros si rivela in tutta la sua perfida astuzia sul finire della puntata: sfruttando la pietà del Dottore per le sue condizioni di salute, lo spinge a donargli parte della sua energia rigenerativa, che sfrutta sia per prolungare la propria vita, sia per potenziare i Dalek, creando l’ibrido perfetto tra le due razze presente anche nella mitologia di Gallifrey.
Ciò che però il signore di Skaro non ha considerato (ma il Dottore sì, ed è per questo che lo ha lasciato fare) è che questa energia si trasmette non solo nei Dalek “funzionanti”, ma anche in quelli ormai putrefatti nelle fogne sotto la città: rivitalizzati e ridotti all’unico istinto di sterminare qualsiasi cosa, i rottami dei Dalek fuoriescono dal loro “cimitero” e aggrediscono quelli sani, mettendoli fuori uso e permettendo al Dottore, a Clara e a Missy di recuperare il TARDIS e fuggire dal pianeta.
Il secondo episodio getta una luce nuova anche sul creatore dei Dalek, un uomo capace di assoluta malvagità ma finalizzata comunque alla difesa della propria specie.
La sua gioia nell’apprendere che Gallifrey è stato salvato è probabilmente genuina: “a man should have a race, a people, an allegiance”.
Lui e il Dottore, in modi diversi, sono simili in questo, è l’idea riprende la questione che anima la serie fin dalla prima stagione del reboot: il Dottore è un uomo buono… o un buon Dalek?
Oltre al rapporto tra il Dottore e Davros, merita di essere menzionata la performance straordinaria di Michelle Gomez: la sua versione femminile del Master è deliziosamente psicopatica, eccentrica (la sua trovata di “congelare” in volo tutti gli aerei della Terra solo per attirare l’attenzione di Clara e della UNIT è da antologia), spavalda, imprevedibile e dotata di un irresistibile black humour.
Se già era chiara la complessità del suo rapporto di amore-odio con il Dottore, scopriamo anche la sua profonda gelosia nei confronti di Clara.
Quando la ragazza è chiusa nell’armatura del Dalek, impossibilitata a rivelare la sua identità, lei mente al Dottore e lo sprona a distruggere la creatura, sperando di sbarazzarsi della rivale.
In conclusione, una doppia puntata perfettamente bilanciata, più dinamica la prima e più riflessiva la seconda, con tutti gli ingredienti cari a Moffat che funzionano alla perfezione: momenti esilaranti, strizzatine d’occhio al passato, questioni esistenziali e una robusta dose di “wibbly wobbly timey wimey”.
Non mancano anche un po’ di spiegazioni, sia sul funzionamento e la psicologia dei Dalek, sia su come Missy sia riuscita a sopravvivere al finale della scorsa stagione.
Rimangono i dubbi sul destino che attende il Dottore, la sua presunta morte imminente e il contenuto del suo testamento.
Questo, insieme alla sorte di Clara (che uscirà definitivamente di scena nei prossimi episodi), sarà il probabile filo conduttore di questa nuova stagione: stagione che promette di rivelarsi emozionante e ricca di colpi scena, nella migliore tradizione di Doctor Who.