Tra gli esordi più apprezzati del 2014 televisivo, ricomincia Fargo, il noir antologico e dall’humour nerissimo scritto da Noah Hawley e prodotto dai fratelli Coen, ambientato nei pressi dell’omonima città del North Dakota.
La prima stagione ha riscosso successo e apprezzamenti, trascinata dalle superlative interpretazioni di Billy Bob Thornton, nei panni del criptico serial killer Lorne Malvo, e di Martin Freeman, nei panni del pusillanime Lester Nygaard.
La seconda stagione costituisce di fatto un prequel, ambientato circa trent’anni prima, e verterà sul famigerato “massacro di Sioux Falls”, più volte citato nella stagione precedente; Molly Solverson, che in futuro indagherà sui crimini di Malvo e Nygaard, è ancora una bambina, e suo padre Lou è un agente di polizia.
Completamente rivoluzionato il cast: chiusa l’era di Thornton e Freeman, ritroviamo tante facce note del panorama televisivo/cinematografico.
Tra gli altri, abbiamo Kirsten Dunst, un inquartatissimo Jesse Plemons (Todd di Breaking Bad), Patrick Wilson (il secondo Nite Owl in Watchmen), Kieran Culkin (fratello del più noto Macaulay di Mamma, ho perso l’aereo), Cristin Milioti (la Madre di How I Met Your Mother) e Ted Danson (protagonista della popolare sitcom “Cin cin” negli anni ’80).
La trama, che promette di mostrare gli stessi elementi surreali a cui i Coen ci hanno abituati, si basa sull’intreccio delle vicende di tre famiglie tra Minnesota e North Dakota, sullo sfondo della campagna elettorale di Ronald Reagan per le presidenziali del 1980 (che lo vedranno vincitore sul presidente uscente Jimmy Carter).
Lo stesso Reagan sarà tra i personaggi, interpretato da Bruce Campbell (già protagonista della celebre serie “La Casa” di Sam Raimi).
A inizio puntata è persino presente una sequenza in bianco e nero ambientata sul set di un fittizio b-movie western – con tanto di titoli di testa della MGM – in cui il protagonista è proprio il futuro presidente; il titolo, neanche a farlo apposta, è “Massacre at Sioux Falls”.
Tornando alla trama, al centro della storia c’è la famiglia criminale dei Gerhardt, stanziata a Fargo e guidata dalla madre Floyd, con i tre figli che si contendono il ruolo di futuro capoclan.
Il più giovane dei tre, Rye (decisamente il Fredo Corleone del caso) è anche il più imbranato e il meno sveglio, e viene tenuto in scarsa considerazione dai parenti, che gli affidano i compiti meno importanti.
Incaricato di mettere pressione a un giudice, Rye si lascia sfuggire di mano la situazione, che degenera in una sparatoria in una caffetteria, con tre morti e lo stesso Rye gravemente ferito e investito da un’automobile.
A causare l’incidente è Peggy Blomquist, moglie dell’assistente-macellaio Ed (Dunst e Plemons), che torna a casa con l’assassino ancora incastrato nel parabrezza e in fin di vita. Ripresi i sensi, Rye cerca di aggredire la coppia, ma viene definitivamente ucciso da Ed.
I due si ritrovano così nella stessa situazione di Lester, coinvolti loro malgrado in un omicidio, in preda al panico e costretti a sbarazzarsi del corpo e nascondere le prove.
Nel frattempo, sulla sparatoria indaga l’agente Solverson (Wilson), che deve anche far fronte alla grave malattia della moglie (la Milioti, che si conferma sfortunatissima per quanto riguarda lo stato di salute dei suoi personaggi…)
Tra i personaggi secondari, ho apprezzato moltissimo i due amici di Lou che compaiono al bingo, soprattutto Karl il fanatico delle cospirazioni (Nick Offerman).
La chimica tra i due mi ha ricordato molto quella tra Walter e Donnie ne “Il Grande Lebowski”, e le loro scene possono portare il giusto sollievo comico a una storyline già piuttosto drammatica.
La stagione si profila dunque come un mix di poliziesco, gangster e black comedy.
Non sarà facile ricreare un personaggio con lo stesso carisma di Lorne Malvo, ma conoscendo gli autori, non mancheranno suspence, astuti stratagemmi e colpi di scena.