Assassin’s Creed: Revelations – la recensione

Ubisoft, gioie e dolori di gestire un franchise multimilionario! Assassin’s Creed è ormai un progetto multimediale di proporzioni pantagrueliche: nessuno può fermarlo, ed è così forte che persino Hollywood ha deciso di piegare la testa e dare mano libera completa alla software house francese per la realizzazione della versione cinematografica. In questo senso, Ubisoft è l’unica nemica di se stessa: la necessità di sfruttare il brand in modo continuativo e frequente e tenere costantemente caldo l’hype può far correre il rischio di commettere dei passi falsi.

Per adesso la gestione è stata sicuramente eccellente e non possiamo lamentarci affatto dei giochi in sé: pur vero che con Brotherhood sembrava arrivato un punto importante per la saga, quello per cui c’è il bisogno di cambiare quel qualcosa in grado di dare di più al giocatore. Così non è stato, e diciamo subito che non lo è neppure in Revelations. Resta comunque una considerazione fondamentale da fare: finchè il livello di narrazione e di presa emotiva sul pubblico rimarrà la stessa, sostenuto da un comparto audiovisivo di assoluta grandezza, l’esigenza dei fan di cambiamenti non si farà sentire più di tanto.

Per evitare che Assassin’s Creed diventi però una sorta di Lost videoludico, sarebbe l’ora di cominciare a tirare le fila della trama… in qualche modo.

Revelations sembra un titolo che promette proprio questo. Andiamo con ordine. Ezio Auditore è invecchiato, disilluso e pieno di dubbi. Per cercare di capire qualcosa nelle secolari lotte che lo vedono come pedina, si reca a Costantinopoli, dove Altair, protagonista del primo gioco, potrebbe aver nascosto decenni prima importanti risposte… ma questo è solo l’inizio di un nuovo scontro con i Templari.

Cosa cambia? Quasi nulla: le meccaniche di gioco sono sostanzialmente invariate rispetto a Brotherhood e i classici della serie, da stalking a ammazzamenti silenziosi e travestimenti, ci sono tutti. Sì, anche i gran premi in carrozza… assieme ai PNG di supporto nelle missioni e il reclutamento-addestramento di assassini da spedire in giro per il mondo a fare casini. Tutto questo mentre voi diventate dei piccoli boss di Costantinopoli comprandovi settori chiave della città, dalle banche ai negozi. Novità: la difesa delle roccaforti dei nemici che dopo essere state espugnate vanno difese con i denti manco fossimo al Fosso di Helm. Ulteriori aspetti inediti sono l’uncino che permette scalate più agili e scivolate da tetto a tetto con le funi (e fughe più semplici) e la costruzione di bombe che rappresenta la ciliegina in più del titolo: divertentissimo trovare gli “ingredienti” e cucinarsi tipi diversi di esplosivi, vuoi per uccidere, vuoi per distrarre gli avversari.

Costantinopoli è realizzata in modo spettacolare com’è consueto del brand, e alcuni dettagli sono capaci di lasciare a bocca aperta. Migliorie anche nei personaggi, sebbene l’espressività ancora non sia il massimo, ma proprio a voler essere puntigliosi. Doppiaggio all’altezza e musiche da film completano il quadro.

Sulla trama non voglio svelare troppo, se non che ancora una volta il comparto dello script dimostra di essere di altissimo livello e che filmati e cutscenes fanno il loro dovere. Ezio sarà impegnato a scoprire i segreti di Altair e “aiutare” anche il buon Desmond a recuperare memorie credute perse… attraverso curiosi viaggi di natura espressionista.

Giocabilità spaziale, ma questo si sa, nonostante rimangano alcune pecche di fondo, soprattutto per coloro che ormai masticano pane e Assassini a pranzo e cena: portare a fondo le missioni non sarà impresa particolarmente proibitiva, anzi, alcuni nemici sembrano star lì a fare i manichini, ogni tanto. Tra quest secondarie e missioni particolari, la longevità si assesta comunque su buoni livelli, come sempre per il videogiocatore umano e non hardcore! Necessaria sembra però una revisione del sistema dei combattimenti, che forse un pochino – pochino eh! – inizia a mostrare la corda e qualche difettuccio migliorabile.

Comparto multiplayer divertente ma come in Brotherhood ben lungi dall’essere il piatto forte del titolo: aggiunta qualche modalità di gioco ma sostanzialmente tutto già visto.

A conti fatti, com’è questo Revelations? Partendo dal presupposto che è un gran gioco, inserito nella saga va detto che rispetto ai predecessori non presenta niente di particolarmente nuovo o sensazionale: i difetti che ho scritto e che tutti comunque conoscono diventano quasi niente paragonati a una trama appassionante, personaggi realizzati benissimo e un fascino unico nel panorama videoludico.
Se amate Assassin’s Creed non ve lo potete perdere, che ve lo dico a fare?

Appunto finale: ci aspettiamo in qualche modo una svolta vera il prossimo anno, altrimenti si può cominciare a parlare seriamente… di sindrome alla Tomb Raider (solo per la serialità, eh, non me ne vogliano i creativi della Ubisoft!)