QVANDO C’ERA LVI #4 – Una riflessione.

Oggi esce il quarto e ultimo albo di QVANDO C’ERA LVI e ho deciso di pubblicare una semplice riflessione su ciò che ho letto qualche tempo fa in anteprima.

I lavori più difficili da analizzare sono quelli divisi in albi: osservi il loro sviluppo mese dopo mese e non sai mai se il commento positivo che scrivi varrà anche per l’uscita successiva.
Ci sono serie che mi hanno totalmente rapita al loro inizio per poi deludermi totalmente in corso d’opera.
Vedere scemare il proprio interesse di numero in numero è molto destabilizzante, ti senti un mentecatto per averle dato speranza.

Poi ci sono le serie che partono leggere anche se capisci da subito che il loro cuore è ben più pesante di quello che sembra.
Inizi a leggerle sghignazzando e le concludi senza dire una parola.

Ecco, l’ultima creatura di Antonucci&Fabbri per Shockdom è una di quelle.

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Di parlare della trama, dei temi specifici di questo ultimo numero non mi riguarda.
Devi affrontare il quarto albo QVANDO C’ERA LVI a tue spese, con le tue convinzioni,
il tuo bagaglio culturale e la tua visione del mondo.

Ciò che imparerai dipende solo da quanto sei abile a non raccontarti cazzate sulla vita,
sulla politica e sulla società.

Il messaggio principale degli autori è uno solo: il Fascismo non se n’è mai andato.
Si è solo trasformato.
Ha cambiato volto, modus operandi, ha adottato un linguaggio più diplomatico.
Ha imparato dalla storia più di quanto abbiamo fatto noi.

Ti avverto: quando avrai finito di leggerlo gli extra non riusciranno
a strapparti un sorriso.
Avrai un po’ di paura.

 

A mi patria la quiero ver liberada
por eso mi bandera es tupamara.
a la lucha compañeros hasta la muerte 
que morir por la patria
no es poca suerte

 

QVANDO C’ERA LVI #4
Antonucci, Fabbri, Perrotta
Shockdom
€3,00