The Box -la recensione

Trama

Virginia 1976, ore 5:45 del mattino. Suona il campanello di casa. Nessuno dietro la porta, c’è solamente un pacco. All’interno una strana scatola con un pulsante, una busta contenente una piccola chiave e un biglietto che avvisa la famiglia che nel pomeriggio riceverà una visita. Inizia così una nuova giornata per Norma (Cameron Diaz) e Arthur (James Marsden). Lei, affetta da una menomazione al piede a seguito di un incidente per malasanità, è una professoressa prossima al licenziamento. Lui impiegato alla NASA, dopo aver progettato la telecamera montata sulle sonde Viking (che nel ’76 raggiunsero Marte), tenta la carriera da astronauta, stroncata sul nascere a causa della bocciatura ai test psicologici. Sono le 17:00 ed ecco che suonano nuovamente alla porta. Al di là questa volta si trova un uomo maturo, di classe e…gravemente sfigurato in volto, pronto ad avanzare un’offerta e a spiegare il funzionamento del congegno. Un milione di dollari, in contanti, esentasse, a chi non farebbe gola? Come sempre c’è un prezzo da pagare. Come ci illustra il signor Steward (un meraviglioso Frank Langella) per poter godere del denaro bisogna premere il pulsante, ma una persona a loro sconosciuta perderà la vita. 24 ore è il tempo a loro concesso per ponderare la scelta. In caso di rifiuto l’offerta sarà presentata a qualcun’altro. Una decisione da prendere. La vita di un essere umano vale un milione di dollari? I conti non tornano, gli sguardi indiscreti della gente e numerosi elementi fanno pensare che dietro ci siano molto più di quanto si voglia far credere. Allora perchè non indagare? Ma a volte ci sono delle risposte che non dovrebbero essere trovate, perché la luce della verità, che si cela dietro di esse, potrebbe accecare chi le cerca. frank-langella

The box. Ispirato dal libro “Button, button” di Richard Matheson, torna alla regia Richard Kelly dopo il successo di Donnie Darko e il flop di Southland Tales. Un film che divide nettamente il pubblico, in cui non c’è spazio per commenti neutrali o piace o non piace. Una fedele ricostruzione dell’ambiente tipico degli anni ’70 e una colonna sonora azzeccata limitano i danni causati da una trama inizialmente razionale, che avanza sfiorando l’assurdo, terminando con un finale che sa tanto di predica morale. Molto evidenti sono infatti, le assonanze con il culto cristiano (vedi la problematica del libero arbitrio). Lo svolgimento del film è abbastanza lento durante la prima parte, ma ciò permette di osservare nel dettaglio la fase di ansia e indecisione che accompagna la coppia prima della scelta definitiva. Forse i fan di Kelly non ritroveranno la stessa maestria usata per Donnie Darko. L’utilizzo di espedienti come l’uno contro tutti (in questo caso la famiglia contro il resto del paese) e la scelta estrema proposta nel finale fa sicuramente pensare che si poteva (o per meglio dire si doveva) fare di più. Fortunatamente scene come la ricerca nella biblioteca saranno gradite agli amanti dei thriller vecchio stile. In quanto alle interpretazioni sono molteplici e spetta allo spettatore scegliere la più consona, questa potrebbe rappresentare un punto di forza e di debolezza nel contempo.

il trailer per chi se lo fosse perso, nonstante dica prossimamente il film è uscito la settimana scorsa.

httpv://www.youtube.com/watch?v=v1ua4l86eoU

(ATTENZIONE RISCHIO SPOILER)

Invito coloro che non hanno ancora visto il film a non continuare la lettura, in quanto mi permetto di esporre una mia personalissima interpretazione, più o meno condivisibile, del film.

Secondo me troviamo il mito di Adamo ed Eva riproposto in chiave moderna. Lei tentata dal serpente (Stuard) accetta di entrare in possesso del frutto proibito (l’ingente somma di denaro) e a farne le spese saranno suo marito e suo figlio prima e l’umanità intera poi. Come dice Steward, il test serve per valutare le qualità degli esseri umani e terminerà solamente quando qualcuno deciderà di non premere il pulsante. Allo stesso modo nella Bibbia ritroviamo numerose situazioni in cui i fedeli vengono messi alla prova. La prima tra tutte è appunto la fedeltà di Adamo ed Eva che falliscono miseramente, condannando il genere umano. Da non sottovalutare la visione maschilista, messa in risalto dal fatto che a premere il pulsante sono sempre e solo delle donne, e pessimistica in cui è possibile notare però uno spiraglio di speranza. La condivisione del dolore di Norma, per la menomazione al piede, con quello di Steward, il volto sfigurato, fa sperare che ci sia ancora del buono nelle persone. Il tutto inesorabilmente sembra crollare proprio nel finale con il pulsante premuto nuovamente e con una condanna con una soluzione di continuità eterna. Termino l’analisi invitandovi ad una riflessione sulla scelta finale fatta da Arthur. Sono sicuro che molti avrebbero optato per la salvezza del figlio nonostante i gravi handicap, piuttosto che l’uccisione della moglie. Questo perchè nella mentalità comune si preferisce prendere la scelta più equa seppur meno vantaggiosa. Sacrificare la vita di una persona, pur avendo poi nel futuro un enorme vantaggio per il figlio, sembra essere una scelta crudele eppure è la più adatta. Voi cosa ne pensate? Non esitate a farci partecipi delle vostre interpretazioni ed opinioni lasciando un commento 😀