C’erano una volta i fantasmi… adesso non vanno più di moda, e al loro posto ci sono i morti.
Dunque, prendete un po’ di Men in Black, un pizzico di Dawn of the dead (il remake), qualche grammo di Sbirri oltre la vita e qualche suggestione dei compianti Ghostbusters. Shakerate il tutto con una regia colorata e ipercinetica per nulla disprezzabile (Robert Schwentke, RED), con una sceneggiatura del tipo cartoon del sabato mattina per bambini, il carisma di Jeff Bridges che si prende in giro facendo lo sceriffo cowboy rintronato e la faccia da tonno dello sbirro Ryan Reynolds.
Avete idea di cosa sia potuto venire fuori? Nemmeno io dopo aver visto il prodotto R.I.P.D. – ennesimo cinecomic di cui non sentivamo il bisogno. Polpettone leggero senza identità, indigeribile per adulti e poco divertente per i piccoli, senza una goccia di sangue (quello che c’è è pochissimo e mascherato), senza spaventi, con dei morti che non si capisce perchè si trasformano in brutte caricature in CGI e una sagra del già visto dove si mangia roba riscaldata, buona ma non più sufficiente.
Un filmino che si lascia vedere e ha qualche momento buono (gli avatar dei protagonisti) e battutina divertente, ma che non ha mai il coraggio di spingere il pedale dell’originalità, della svolta camp e/o weird, di una sana cattiveria o del tema dei morti come si deve: è la classica storia del pivello, schiattato per tradimento del partner infame, che si ritrova in una strana coppia e deve difendere il mondo e l’amore da una minaccia soverchiante e malvagerrima. A parte (in parte) il finale, non c’è davvero nulla per cui esaltarsi. La simpatia e il tono scanzonato, perlomeno, riescono a tenere a galla un film dove alla fine rimane poco se non pochissimo nello spettatore. Persino Bridges, l’adorato Bridges, fa il verso ai suoi eroi country risultando nei momenti migliori ottusamente cialtrone e in quelli peggiori, che sono molti, un petulante perdente patetico.
Unica nota positiva del cast Mary Louise Parker, milf strizzata in un vestitino da lolitesca poliziotta (o poliziottesca lolita) che fa un po’ cortocircuito ma alla fine sollazza. Le ragazze devono accontentarsi dello strabismo della faccia a patata lessa di Reynolds… mentre il nostro caro Kevin Bacon cosa fa? Il figlio di puttana, che sorpresa.
Costato lo sproposito di 130 milioni, ne ha incassati 30 in USA e 30, per ora, nel mondo, per un perdita per la Universal di oltre 70 milioni di dollaroni. Flop meritato per un prodotto né carne né pesce, innocuo e piacevole ma, come i morti, senz’anima.
Tesoro mi si sono sbiaditi i Ghostbusters – la recensione di R.I.P.D.
C’erano una volta i fantasmi… adesso non vanno più di moda, e al loro posto ci sono i morti.
Dunque, prendete un po’ di Men in Black, un pizzico di Dawn of the dead (il remake), qualche grammo di Sbirri oltre la vita e qualche suggestione dei compianti Ghostbusters. Shakerate il tutto con una regia colorata e ipercinetica per nulla disprezzabile (Robert Schwentke, RED), con una sceneggiatura del tipo cartoon del sabato mattina per bambini, il carisma di Jeff Bridges che si prende in giro facendo lo sceriffo cowboy rintronato e la faccia da tonno dello sbirro Ryan Reynolds.
Avete idea di cosa sia potuto venire fuori? Nemmeno io dopo aver visto il prodotto R.I.P.D. – ennesimo cinecomic di cui non sentivamo il bisogno. Polpettone leggero senza identità, indigeribile per adulti e poco divertente per i piccoli, senza una goccia di sangue (quello che c’è è pochissimo e mascherato), senza spaventi, con dei morti che non si capisce perchè si trasformano in brutte caricature in CGI e una sagra del già visto dove si mangia roba riscaldata, buona ma non più sufficiente.
Un filmino che si lascia vedere e ha qualche momento buono (gli avatar dei protagonisti) e battutina divertente, ma che non ha mai il coraggio di spingere il pedale dell’originalità, della svolta camp e/o weird, di una sana cattiveria o del tema dei morti come si deve: è la classica storia del pivello, schiattato per tradimento del partner infame, che si ritrova in una strana coppia e deve difendere il mondo e l’amore da una minaccia soverchiante e malvagerrima. A parte (in parte) il finale, non c’è davvero nulla per cui esaltarsi. La simpatia e il tono scanzonato, perlomeno, riescono a tenere a galla un film dove alla fine rimane poco se non pochissimo nello spettatore. Persino Bridges, l’adorato Bridges, fa il verso ai suoi eroi country risultando nei momenti migliori ottusamente cialtrone e in quelli peggiori, che sono molti, un petulante perdente patetico.
Unica nota positiva del cast Mary Louise Parker, milf strizzata in un vestitino da lolitesca poliziotta (o poliziottesca lolita) che fa un po’ cortocircuito ma alla fine sollazza. Le ragazze devono accontentarsi dello strabismo della faccia a patata lessa di Reynolds… mentre il nostro caro Kevin Bacon cosa fa? Il figlio di puttana, che sorpresa.
Costato lo sproposito di 130 milioni, ne ha incassati 30 in USA e 30, per ora, nel mondo, per un perdita per la Universal di oltre 70 milioni di dollaroni. Flop meritato per un prodotto né carne né pesce, innocuo e piacevole ma, come i morti, senz’anima.