Senzatetto, disperati senza lavoro, discorsi su banche che falliscono e aziende che licenziano, polizia in
They Live è un prodotto cinematografico a cui tanta, troppa roba venuta dopo potrebbe solo baciare le chiappe. Gli alieni sono tra noi e, guarda un po’, stanno prosciugando le risorse del nostro pianeta tenendoci sotto controllo con messaggi subliminali dannatamente efficaci. Adesso mettete gli occhiali con le lenti speciali e rileggete la frase: Potenti/imprenditori/arrivisti/ricchi/politici sono tra noi e, guarda un po’, stanno prosciugando le risorse del nostro pianeta tenendoci sotto controllo con (a turno) un finto benessere o una miseria che ci impedisce di prendere in mano il nostro destino.
Potremmo anche concludere qui: il giochino è semplice e, nelle mani di qualcun altro, potrebbe anche risultare stucchevole e arido; Carpenter invece, da sempre amante della sintesi, della chiarezza e del senso della misura e dello spettacolo, mette in scena con un’urgenza che evidentemente avvertiva davvero dentro di lui, quello che centinaia di libri di pensatori, filosofi e teorici della società contemporanea sono andati sostenendo. Il mondo fa schifo e/perchè ce lo stanno rubando, e chi ha potere lo mantiene utilizzando le forme di prevaricazione più bieche nei confronti di chi non viene ritenuto che una pedina da sfruttare/sottomettere: il consumismo, i sogni irrealizzabili, le necessità la cui asticella va alzata sempre di più. Oppure la crisi, la miseria, la distruzione di ogni possibilità di riscatto.
Alcuni ribelli (pensanti) sono capaci, come non si sa ma non è importante, di costruire strumenti che permettono di individuare e riconoscere gli “invasori”, che hanno le repellenti fattezze di zombie. Fattezze comunque umanoidi, tanto per non uscire troppo dal seminato della storia che più quotidiana e vera non si può. Gli alieni, da parte loro, non vogliono mica sterminarci: ci usano, fanno la bella vita e ci guardano ammazzarci fra noi. Comandano i nostri governi, dando saggi consigli su come utilizzare le tecnologie e le risorse. Loro prolificano e guadagnano, tornando poi con la loro valigetta a casa col teletrasporto, e noi schiattiamo. Ah, naturalmente ci sono dei ‘nostri’ che fanno il ‘loro’ gioco.
Serve altro? Carpenter, che firma all’epoca la sceneggiatura con lo pseudonimo di Frank Armitage, non va per il sottile eppure dissemina la pellicola di così tanti spunti di riflessione da far girare la testa. E da far andare in ebollizione i neuroni. Cosa che, nel film come nella vita, pochi hanno voglia di accettare. Il suo protagonista si chiama Nada (sic!), John Nada, anche se non mi pare venga mai nominato nel film: il suo amico Frank Armitage, come il falso nome da scrittore del regista. Curioso.
In un’opera ricca di momenti memorabili, la scena passata alla storia è l’infinita scazzottata tra i due, quando Nada vuol far indossare gli occhiali speciali all’inconsapevole Frank, che in quel momento lo ritiene ‘solo’ un assassino: una sequenza storica, dove la filosofia si trasmette attraverso
Il film costò più di 3 milioni di dollari e fu, almeno all’inizio, un insuccesso economico, salvo poi recuperare
Inutile girarci intorno, They Live ha dato una martellata a livello di messaggio politico-sociale che tanti cosiddetti film d’autore si sognano. In modo rozzo, come un pugno di Roddy Piper (preso sul naso davvero, non come nel wrestling) ma efficace. Un film consegnato nella storia e scolpito nella roccia. Ma, purtroppo, gli alieni sono ancora tra noi. E non intendono andarsene…
*** Per veri nerd: una delle regine degli one-liners, quel “It’s time to kick ass and chew bubblegum… and I’m all out of gum” di Duke Nukem, è presa da qui, scritta da Carpenter. Ma non cercatela nella versione italiana, che glissa con un elegante “Mi sono rotto le palle”.