They Live – Essi Vivono, cult politico-sociale

Senzatetto, disperati senza lavoro, discorsi su banche che falliscono e aziende che licenziano, polizia in 206386-Cult Club - They Live assetto antisommossa che se la prende con dei poveracci accampati abusivamente. No, non è il tg della sera, sono i primi 15 minuti di They Live, da noi Essi vivono, film essenziale ed ennesimo piccolo-grande capolavoro del regista-sceneggiatore John Carpenter. Un’opera che dopo 25 anni è ancora di estrema attualità, tanto che rivedendolo ti sembra proprio, oggi come nel 1988, il film giusto al momento giusto. Non è quella la misura in cui si rivela la grande narrazione?  they_live_jonathan_lethem_explains_a_cult_classic

They Live è un prodotto cinematografico a cui tanta, troppa roba venuta dopo potrebbe solo baciare le chiappe. Gli alieni sono tra noi e, guarda un po’, stanno prosciugando le risorse del nostro pianeta tenendoci sotto controllo con messaggi subliminali dannatamente efficaci. Adesso mettete gli occhiali con le lenti speciali e rileggete la frase: Potenti/imprenditori/arrivisti/ricchi/politici sono tra noi e, guarda un po’, stanno prosciugando le risorse del nostro pianeta tenendoci sotto controllo con (a turno) un finto benessere o una miseria che ci impedisce di prendere in mano il nostro destino.

Potremmo anche concludere qui: il giochino è semplice e, nelle mani di qualcun altro, potrebbe anchelarge_they_live_blu-ray_8 risultare stucchevole e arido; Carpenter invece, da sempre amante della sintesi, della chiarezza e del senso della misura e dello spettacolo, mette in scena con un’urgenza che evidentemente avvertiva davvero dentro di lui, quello che centinaia di libri di pensatori, filosofi e teorici della società contemporanea sono andati sostenendo. Il mondo fa schifo e/perchè ce lo stanno rubando, e chi ha potere lo mantiene utilizzando le forme di prevaricazione più bieche nei confronti di chi non viene ritenuto che una pedina da sfruttare/sottomettere: il consumismo, i sogni irrealizzabili, le necessità la cui asticella va alzata sempre di più. Oppure la crisi, la miseria, la distruzione di ogni possibilità di riscatto. they_live4 Ecco quindi che i soldi sono “IL TUO DIO” sulle riviste si legge in filigrana “RIMANI ADDORMENTATO”, sui muri campeggia “SPOSATEVI E FATE FIGLI” e l’invito “GUARDATE LA TV” (così, generico: la tv è chiaramente il mezzo di rincoglionimento per antonomasia da sempre) si spreca. Così come l’onnipresente, enorme e iconico OBEY – OBBEDITE: che, manco a farlo apposta, negli anni duemila è diventato ironicamente (ma io direi in modo inquietante) un marchio di street-wear creato da un ex writer che ne ha fatto il suo nome d’arte. Inconsapevole triste metafora finale? Torniamo a bomba al film.

Alcuni ribelli (pensanti) sono capaci, come non si sa ma non è importante, dithey-live-alien costruire strumenti che permettono di individuare e riconoscere gli “invasori”, che hanno le repellenti fattezze di zombie. Fattezze comunque umanoidi, tanto per non uscire troppo dal seminato della storia che più quotidiana e vera non si può. Gli alieni, da parte loro, non vogliono mica sterminarci: ci usano, fanno la bella vita e ci guardano ammazzarci fra noi. Comandano i nostri governi, dando saggi consigli su come utilizzare le tecnologie e le risorse. Loro prolificano e guadagnano, tornando poi con la loro valigetta a casa col teletrasporto, e noi schiattiamo. Ah, naturalmente ci sono dei ‘nostri’ che fanno il ‘loro’ gioco. tl12

Serve altro? Carpenter, che firma all’epoca la sceneggiatura con lo pseudonimo di Frank Armitage, non va per il sottile eppure dissemina la pellicola di così tanti spunti di riflessione da far girare la testa. E da far andare in ebollizione i neuroni. Cosa che, nel film come nella vita, pochi hanno voglia di accettare. Il suo protagonista si chiama Nada (sic!), John Nada, anche se non mi pare venga mai nominato nel film: il suo amico Frank Armitage, come il falso nome da scrittore del regista. Curioso.

In un’opera ricca di momenti memorabili, la scena passata alla storia è l’infinita scazzottata tra i due, quando Nada vuol far indossare gli occhiali speciali all’inconsapevole Frank, che in quel momento lo ritiene ‘solo’ un assassino: una sequenza storica, dove la filosofia si trasmette attraverso THEY-LIVE-4 (1) sganassoni e mosse da wrestler (Nada è Roddy Piper, campione del settore con una vita difficile alle spalle). L’uomo ‘che sa’ solleva il velo di Maya, e l’uomo che ‘tiene famiglia’ non vuole sapere, non vuole problemi, è disposto ad abbassare la testa perchè ha bisogno di un lavoro e di certezze. I due si battono per motivi diametralmente opposti, entrambi comprensibili, anche se in quel momento parteggiamo solo e soltanto per chi sappiamo ‘vedere’ la realtà per quello che è. They-Live-4 La realtà che è finzione è a colori, mentre la “realtà aumentata” ma drammaticamente vera degli occhiali in bianco e nero, come un vero e proprio film vintage, è brutta, ma è quello che abbiamo. [Intermezzo: non c’è bisogno che vi sottolinei quanto di tutto questo sia dentro il solito, sopravvalutatissimo Matrix, vero? Ok, andiamo avanti.]

Il film costò più di 3 milioni di dollari e fu, almeno all’inizio, un insuccesso economico, salvo poi recuperare they-live in home video e incassare in tutto 13 milioni. Lo status di cult arrivò pochi anni dopo. Nel frattempo in USA da Reagan si era passati a Bush padre e le cose non erano migliorate… La critica non amò They Live. Fu liquidato in fretta e smontato pezzo per pezzo e distrutto, spesso per la sua ‘superficialità della storia’ e la sua ‘scarsa credibilità nella logica’ degli eventi. Un po’ come chiedere l’approfondimento psicologico in un film di robottoni che fanno a mazzate con mostri alieni altri 30 metri. they_live1 A Carpenter non frega niente della ‘verosimiglianza’ (altra idiozia diffusa, radicata e insopprimibile dei sedicenti “critici”: chiedere verosimiglianza e/o logica all’interno di film di fantascienza, o horror) non solo degli eventi, ma anche dello svolgimento drammatico e della risoluzione di certi potenziali punti morti: lui va dritto al punto, e ti dice quello che deve fare. Nel minor tempo possibile. Anche qui, hallelujah, un’ora e mezza old school senza lungaggini.

Inutile girarci intorno, They Live ha dato una martellata a livello di messaggio politico-sociale che tanti cosiddetti film d’autore si sognano. In modo rozzo, come un pugno di Roddy Piper (preso sul naso davvero, non come nel wrestling) ma efficace. Un film consegnato nella storia e scolpito nella roccia. Ma, purtroppo, gli alieni sono ancora tra noi. E non intendono andarsene… 

*** Per veri nerd: una delle regine degli one-liners, quel “It’s time to kick ass and chew bubblegum… and I’m all out of gum” di Duke Nukem, è presa da qui, scritta da Carpenter. Ma non cercatela nella versione italiana, che glissa con un elegante “Mi sono rotto le palle”.