Buoni incassi e tanto apprezzamento anche in Italia per The Imitation Game, il film dedicato alla vita dell’icona nerd del Ventesimo Secolo, Alan Turing.
Un film molto atteso, per la straordinaria storia della vita del matematico e crittografo inglese, considerato uno dei padri dell’informatica moderna, e storia molto appetibile per il cinema per via del sacro binomio genio complesso-Storia mondiale.
In questo caso, la decifrazione del codice Enigma utilizzato per le comunicazioni segrete da parte dei nazisti, durante la seconda guerra mondiale.
The Imitation Game è un’opera che ha, indubitabilmente, tutte “le cose al suo posto”: storia lineare raccontata con chiarezza, conflitti e tormenti dei personaggi schematici e molto coinvolgenti per il pubblico. Anche se il fattore determinante del successo è la star lanciatissima a livello mondiale, Benedict Cumberbatch, che interpreta con sapiente mestiere Turing.
Film bello da vedere, godibile e destinato alle masse per glorificare la figura di Alan Turing, santo protettore nerd: allora cosa c’è che non va? Forse quella voglia di “non sbagliare” le ambizioni da premi e da “filmone”, che portano a semplificare troppo le complessità e inventare di sana pianta cose che stravolgono la vita del protagonista.
Non ce ne vogliano quelli del “ma il cinema deve raccontare in modo semplice” e le Cumberbitches, ma…
Ecco la recensione completa: