Nel Paese delle Creature Selvagge (…per il bambino che è nel nerd)

Eccolo qui, Where the wild things are. L’attesa per me era tanta, le aspettative incontrollabilmente alte, i timori altrettanto grandi. E, a conti fatti, giustificati: questo è più che mai un film destinato a spaccare in due i giudizi, senza mezzi termini. Per un semplice motivo: è un film per bambini, solo per bambini, o per chi ancora è in grado in qualche modo strano di sentirsi bambino. Perché è una pellicola costruita sul niente. La parte iniziale, girata con un’onestà, una sincerità ed un tocco proprio dei grandi autori, è forse l’unica che può riuscire ad accontentare tutti (inteso come pubblico indifferenziato). Poi è tutta una discesa nella testa di Max, nelle sue fantasie infantili e selvagge, nel suo mondo chiuso e sterminato, dominato da emozioni forti, mostri, creature, anzi “cose” dalle personalità uniche, elementari, travolgenti e spaventose. Un film sopravvissuto a traversie produttive, contrasti tra Warner Bros e regista, compromessi, un probabile parziale rimontaggio: eppure l’essenza della fiaba c’è, il senso della meraviglia anche, un incomprensibile fascino che forse solo i bambini possono cogliere appieno. E una messinscena fortunatamente, volutamente, violentemente scabra, evocativa, quotidiana e primordiale. Senza immagini leccate e strizzatine d’occhio ruffiane.
Perché, se non l’avete capito, questo è un film per bambini, ma per bambini veri, quelli che ancora non sanno chi o che cosa sono, non si fanno problemi e non possono ancora (buon per loro) capire i grandi. Bambini che non hanno bisogno di storie preconfezionate, con uno schema, una spiegazione urlata, dei perché: basta un niente o quasi perché possano viaggiare con la fantasia. E poi sì, per gli adulti ci sono i livelli di lettura, le creature sono tutte proiezioni di Max, aspetti della sua personalità, pieni o nascosti, eccessivi, insicuri, aggressivi, contestatori, silenziosi, rassegnati, ragionevoli, amorevoli. E sì, ci sono pure i riferimenti alla mamma e alla sorella. Ma se pensate di trovarli squadernati come in un qualunque film disney, siete completamente fuori strada.
Su un film come questo si potrebbero spendere fiumi di parole per sviscerare semplici sensazioni ed interpretazioni, tutte ugualmente giuste, tronfie e interessantissime. Ma forse il segreto non è sullo schermo: è in noi. Se c’è almeno una creatura selvaggia che alberga nella nostra anima infantile, non c’è bisogno di un doppio apricuore per far penetrare questo triste, profondo, scatenato, crudele e sbilenco piccolo apologo dentro.

Note: il piccolo Max Records, il bambino più intenso ed espressivo che la storia recente del cinema fantastico ricordi, non piaceva alla Warner Bros, che voleva sostituirlo. Idioti.