Si torna a Mostropoli, e andiamo di nuovo a dare un’occhiata alle vite dei due irresistibili mostri Mike Wazowski e James P. Sullivan… quando erano più giovani.
Sequel-prequel, questo Monsters University, che promette di mostrarci come i rapporti tra i due futuri amici per la pelle non siano stati, almeno all’inizio, particolarmente idilliaci: come nella più tradizionale delle tradizioni, le due personalità si scontrano. A fare da tema portante dell’ottovolante di sfide, sfottò, allenamenti e disastri è la concezione stessa (e la dedizione) che ognuno dei due riserva al termine ‘spaventare‘… e alle attività che ne fanno parte.
La Pixar sforna dunque un nuovo seguito che gioca su temi, situazioni e personaggi già noti e amatissimi; al tempo stesso, prosegue nella sua ‘decostruzione’ di alcuni dei generi cinematografici americani, stavolta, ovviamente, il classico film sui campus americani e la vita universitaria, con tanto di confraternite, scherzi crudeli, feste da sballo, pupe, fusti e sfigati.
Protagonista incontrastato è il verde monocolo Mike, già memorabile spalla del precedente episodio, che viene approfondito attraverso la sua incrollabile volontà di diventare, nonostante l’aspetto buffo, uno spaventatore professionista. A lui si oppone il figlio di papà e geneticamente avvantaggiato Sullivan, mentre vediamo vecchie conoscenze e nuove leve muovere i primi passi nel difficile ambiente universitario…
Ancora una volta un cast straordinario e gag calcolate al millimetro regalano risate e divertimento a tutti, grandi e piccoli, e non mancheranno le emozioni forti e anche qualche piccolo omaggio al cinema horror dei tempi d’oro. Ammiccamenti al primo film e ad alcuni capisaldi del cinema completano il quadro di una pellicola dal ritmo serrato e l’alto tasso spettacolare, con un comparto tecnico da urlo, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle luci e della fotografia degli ambienti, oltre ovviamente all’espressività di tutti i personaggi.
Quello che manca, forse, è un vero e proprio fattore sorpresa o un senso del meraviglioso che era proprio del Monsters originale: se non si è bambini, difficile trovare qualcosa che non suoni già visto o comunque abbastanza prevedibile. Il che non è un male, certo, ma nemmeno un bene: il film percorre il sentiero super-collaudato della sceneggiatura a orologeria, con i classici passaggi ‘obbligati’ da opera di formazione.
La sensazione è che la Pixar stia un po’ tirando i remi in barca, giocando con i suoi splendidi balocchi senza più voler tirare fuori una intuizione geniale come ai vecchi tempi. Che sia giunta già la fine della corsa? Noi attendiamo fiduciosi il 2015 e Inside Out, col ritorno alla regia di Pete Docter (il primo Monsters e Up vi dicono niente?), dove protagoniste saranno nientemeno che le emozioni umane…
Nel frattempo, non spaventatevi troppo!