Captain America – The Winter Soldier: la recensione

1403163039860Captain America: The Winter Soldier (da ora in poi CATWS) è quello che si potrebbe definire il pilot di una nuova stagione di un prodotto ben avviato.

C’è un cambio di distribuzione importante (Disney), uno showrunner che è l’autore dell’opera originale (Marvel Studios), scrittori e registi di buona esperienza e un cast delle grandi occasioni. In più, si apre una nuova trama orizzontale che sarà lo story arc verso The Avengers 2, il filmone che chiuderà in grande stile un intero universo (sappiamo già che difficilmente dopo rivedremo Robert Downey Jr nei panni di Iron Man, tanto per fare un esempio non da poco).

15-action-packed-photos-from-captain-america-the-winter-soldierViene quasi naturale trattare i cinecomics della Marvel come una serie tv, ora più che mai: le vicende dei personaggi sono collegate, si intersecano, si condizionano e sono lo scenario che fa da sfondo generale al terreno in cui si muovono i vari eroi.

La prima cosa che salta all’occhio, però, è che CATWS non ha quell’umorismo forzato che i suoi immediati predecessori ti sbattevano in faccia: non essendoci un protagonista monolitico come Thor (che pure nel 2 veniva reso ridicolo a più riprese) e nemmeno un ingombrante fanservice obbligatorio come Loki, né una trama troppo epica ma semplicemente action, il film ne giova assai. Certo, purtroppo Cap non è 007 né Bourne, ma svolge bene il suo lavoro complice anche un Chris Evans meno totano del solito. Dunque, niente umorismo esasperato = good.

Captain-America-The-Winter-Soldier-Stills-Feature-Celebrity-Cast C’è poi un intenso lavoro sulla coralità dei personaggi e un buon bilanciamento tra azione e spiegoni, altra pregevole qualità che la trama “da spy thriller” (cosa a cui nessuno aveva creduto davvero, infatti) poteva causare. Certo, per l’ennesima volta la storia è tutta una grana interna allo SHIELD, a riprova che i casini se li procurano sempre gli americani da soli, una politically correctness che con la Disney non potremo che vedere sempre più, finchè gli alieni non vorranno attaccare di nuovo.

Sa un po’ di già visto lo sfruttamento degli helicarrier, qui portatori sani di morte, ma già affetti dalla sindrome Morte Nera: basta, pensioniamoli e non pensiamoci più.

the_falcon_captain_america_the_winter_soldier-wideFinalmente c’è un uso sul campo di Nick Fury, che probabilmente ha la scena d’azione più bella e ricca di tensione dell’intera pellicola: per il resto, l’inserimento di Robert Redford non ha mai fatto pensare – almeno al sottoscritto – ad una staffetta, quanto ad uno scontro fra titani, cosa poi verificata. Certo, non c’è molto pathos nella sfida e anche la grande minaccia, complice anche lo SHELD vs. SHIELD coi fantoccini tutti uguali, non è molto appassionante.

L’opera procede per blocchi, alcuni anche pregevoli e interessanti (vedi lo scienziato forever-Hydra Arnim Zola trasformato in un Jarvis da modernariato), ma la parte migliore resta quella iniziale con la presa della nave e quella centrale dove Cap deve sfuggire ai cattivi insider e menarli. Il finalone è un po’ ridondante, così come il Winter Soldier poco più che abbozzato e la tiritera del “Ma lui è lui, sa di essere lui, tornerà lui, mica posso ammazzarlo”. Vedova Nera al solito poco più che decorativa anche se con abbondante screen-time e battutame variopinto, con Scarlett Johannson dal punitivo look piastrato, il peggiore visto finora.

captain-america-winter-soldier-sam-jackson-nick-fury Anthony e Joe Russo se la cavano bene, con discreto mestiere, certo con risultato meno compatti di Joe Johnston (criticabile quanto vuoi, ma il primo film aveva alla fine più identità), mentre la sceneggiatura, come detto, dosa in modo non dissennato gente e battute, tirando fuori il meglio anche da un personaggio potenzialmente deprimente come Falcon. A proposito, non c’era nessuno di meglio da tirare dentro l’Universo Marvel?

Alla fine della fiera, CATWS si rivela un film godibile che ha molti punti interessanti a livello di Marvel-saga ma che soffre in maniera evidente della sindrome da “capitolo di transizione”.

Promosso? Sì.

Sopra la sufficienza? Pure.

Manca però quel guizzo che rende unico un film di super-eroi, e forse è proprio colpa delle potenzialità limitate di Cap come personaggio protagonista stand-alone.

Giacomo Lucarini – @lucarinigiac