Wikileaks… “dal basso”

di Thomas Baudone
L’argomento è di estrema attualità, ne parlano tutti: dai siti web specializzati ai blog privati, dai quotidiani internazionali alle patinate pagine delle riviste di moda, persino le proverbiali Casalinghe di Voghera si sono fatte una chiaccherata in merito a quanto accaduto nel mondo dei media digitali e l’influenza che questi hanno esteso - volenti o nolenti - in altri tipi di media di stampo più tradizionalistico.
Ovviamente sto parlando di Wikileaks e di tutto il polverone che questo sito e, Julian Assange, il suo esponente di spicco sono riusciti a sollevare.
Mondo Nerd si è occupato a lungo della questione, seguendo gli aggiornamenti in maniera costante, traducendo e pubblicando, a cura di Gabriele Giorgi, articoli che - altrimenti - difficilmente sarebbero stati riportati nel nostro Paese, il nostro Giacomo Lucarini ha intervistato Luca Mercatanti, profondo conoscitore del mondo informatico, sempre Lucarini, assieme ad Alberto Macaluso, hanno poi incentrato sull’argomento Wikileaks e sul Data Journalism, la sesta puntata della nostra trasmissione, intervistando ospiti eccellenti e - soprattutto - competenti.
La redazione di Mondo Nerd si è addirittura spinta la dove nessun nerd era mai giunto prima, contattando Ambasciate e Sedi Europee di Governo, senza per altro ottenere nulla più che un canonico “No Comment”.
wikileaks-julian_assangePerché dunque parlarne ancora?
Per il più semplice dei motivi a dire il vero, in questi giorni - infatti - tanto si è detto e tanto si è fatto, persone competenti hanno provato a spiegare cosa comportassero i vari avvenimenti che si succedevano a velocità vertiginosa, così come è da tradizione per tutto ciò che riguarda internet, i giornali e le televisioni hanno sentenziato, hanno accusato, hanno difeso, qualche volta hanno minimizzato, altre volte hanno esagerato, l’unico vero risultato - a quanto pare - è che sia stato, per parafrasare Il Sommo Bardo, tanto rumore per nulla.
Ebbene sì, questa è l’aria che si respira “in giro per la rete” e per le varie redazioni, Assange è stato eletto come nemico pubblico N°1 per un paio di giorni, uno spietato e pericoloso criminale sui cui sono stati spiccati un numero improponibile di mandati di arresto internazionale, con l’accusa di aver stuprato due donne in Svezia.
Intendiamoci, lo stupro è un crimine ignobile e infame e andrebbe punito con il massimo della pena, tuttavia nessun altro caso analogo a quello del giornalista/attivista è mai stato trattato a questa maniera: l’Interpol che spiana mezzi e sforna ogni risorsa disponibile per prendere questo criminale, se un dispiegamento del genere fosse stato fatto all’epoca per Osama Bin Laden, il terrorista più ricercato al mondo, non sarebbe riuscito a scappare per sei lunghissimi anni.

Chi legge potrà pensare che questo articolo sia redatto con sentimento partigiano nei confronti di Wikileaks, posso assicurarvi che chi scrive vuol essere (o almeno tenterà di esserlo) il più obbiettivo possibile, proprio in merito a questa supposta imparzialità mi trovo a scrollare incredulo il capo.
Julian Assange è un giornalista, è un programmatore, è un attivista, non credo sia di certo un santo e di sicuro è l’uomo di punta del sito “più pericoloso” del mondo, non è tuttavia uno stupratore: l’accusa è mossa contro di lui da Anna Ardin, militante femminista e segretaria dell'associazione Brotherhood Movement, nonché autrice del e-Book "Guida alla vendetta contro il partner" e da un'altra non ben precisata ex amante. Le due - a quanto si può evincere anche dalla loro pagina in un famoso Social Network - dopo essere venute a conoscenza l’una dell’altra avrebbero deciso di vendicarsi procedendo con quelli che poi si sono resi fatti di cronaca.


wikileaks-logo

L’accusa di stupro, formulata dagli uffici competenti svedesi, riguarderebbe - cito testualmente - la pratica di rapporti sessuali consenzienti avvenuti senza adeguata protezione.
Questa in sintesi è l’accusa mossa “ad hoc” contro Julian Assange, proprio mentre il sito Wikileaks creava sommovimento in ogni dove, un’accusa assurda e mirata solo a distogliere l’attenzione su fatti ben più importanti e a screditare la persona che - in un modo o nell’altro - ha legato al sito la sua immagine.
Un’accusa che è un insulto, permettetemi la breve digressione, a tutte quelle donne che una violenza l’hanno subita per davvero e che con quell’orrendo evento dovranno convivere ogni singolo giorno, un insulto all’intelligenza dei lettori a cui i soliti ignoti gettano fumo negli occhi, un insulto a chi lavora per dare davvero le notizie, un insulto - in definitiva - alla razza umana, perché passano gli anni, i secoli, ma l’Evo Oscuro non sembra mai cessare.
In Italia poi, tutta la questione del cablegate, è stata fatta sembrare nulla di più che la presentazione dell’ennesimo sito di gossip, dove per associazione Julian Assange dovrebbe essere il corrispettivo estero di Fabrizio Corona, in Italia - Paese ancora tecnologicamente represso - le notizie non vengono riportate così come sono, no signori miei, in questo Bel Paese le notizie vengono scremate, censurate e infine interpretate (spesso da persone che non si rendono conto di quanto stanno scrivendo).

WikiLeaks è un'organizzazione internazionale no profit che riceve in modo anonimo, documenti secretati e successivamente li carica sul proprio server previa verifica di autenticità delle notizie pervenute.
WikiLeaks riceve, in genere, documenti di carattere governativo o aziendale da fonti coperte dall'anonimato, è un sito curato da giornalisti, scienziati, ma anche da cittadini comuni che possono contribuire con l'invio di materiale che porti alla luce comportamenti non etici di governi e aziende.
Questo sito non è certo una novità di fine 2010, infatti la prima notizia pubblicata da Wikileaks è datata Dicembre 2006, da quella data - quando più o quando meno - la redazione si è dedicata al Data Journalism.
Dal complotto per assassinare i membri del governo somalo allo scandalo sulle condizioni dei prigionieri a Guantanamo (probabilmente il loro scoop più clamoroso), fino a giungere ai preoccupanti dati riportati sulla guerra in Afghanistan, Wikileaks si è dedicata alla notizia con dedizione e rispetto proprio verso i lettori che volevano informare, un fatto questo che non è poi così facilmente riscontrabile in altri media forse più blasonati.
Tutto questo nel nostro Paese è stato omesso deliberatamente, puntando per l’ennesima volta al riportare il tutto a quella “burletta” che tanto fa comodo per mantenere il popolo nell’ignoranza più totale.
Badate, non dico che sia completamente giusto pubblicare qualsiasi segreto di stato, sono perfettamente conscio che alcune informazioni sono pericolose da rendere pubbliche, tuttavia “Assange e la sua banda” non hanno mai seriamente compromesso la sicurezza nazionale di alcun luogo nel mondo, è logico supporre che abbiano scremato e che si siano anche autocensurati, nessun aiuto ai terroristi cattivi dunque, piuttosto si sono limitati a denunciare comportamenti eticamente discutibili, atti aberranti contro l’umanità, hanno sicuramente smascherato l’ipocrisia perbenista e benpensante di coloro che governano e spesso sono tutto “casa e chiesa”, ma non hanno fatto nulla di così biasimabile e - soprattutto - non hanno fatto nulla che non abbia fatto già qualcun altro, loro hanno solo dato un luogo dove riunire il coro di voci che dicevano “No!”, loro hanno fatto questo in sostanza.
Se fossero stati personaggi  di qualche romanzo o di qualche film, nessuno si sarebbe permesso di dar loro contro, tutti “coi ribelli contro l’impero”, nella vita reale però - anche chi crede di avere una visione aperta del mondo - finisce poi col credere a quanto qualcun altro - in genere in una posizione di potere - va adducendo, perché è più semplice fare così, ci si sveste della responsabilità di approfondire e ragionare e si vive effettivamente meglio.


Franco Frattini

In Italia è così che va, all’estero c’è qualche movimento in controcorrente, grazie soprattutto a giornali come il Guardian, ma alla fine la verità, sul giornalismo e non, è che una cosa esiste, se esiste una notizia: non dare la notizia e quella cosa non sarà mai esistita.
Da qui a modellare la notizia per renderla ciò che fa comodo, ebbene il passo è davvero breve.

La disinformazione in campo informatico e dunque anche riguardo al Data Journalism - bisogna davvero ammetterlo - è spesso causata anche da riviste di settore, siti specializzati e da questo o quell’ esperto che ognuno di noi può vantare tra le proprie conoscenze. Lo sbaglio di costoro è quello di rivolgersi propriamente a chi come loro è nativo digitale o integrato digitale (tanto per utilizzare l’espressione coniata dall’ex Ministro Irene Pivetti) e non indirizzare i loro sforzi anche verso chi di questo mondo è quasi totalmente a digiuno. Mi rendo contro che sia un concetto un poco utopistico e che, in ogni caso, qualsiasi usufruitore di un computer dovrebbe quantomeno impegnarsi nel comprendere minimamente il concetto che si cela dietro al Social Engineering. Solo in questo modo, edificando una conoscenza sociale, si può sperare in una informazione consapevole e onesta e - perché no? - anche in una miglioria dei modus operandi dei vari governi.
A questo proposito Mondo Nerd è andato in giro per le strade a domandare alle persone come hanno percepito le notizie riguardanti Wikileaks, Julian Assange e - soprattutto - cosa  di tutta questa intricata faccenda sono riusciti a capire.
Abbiamo cercato, a nostra volta, di comprendere gli umori e la direzione presa da queste opinioni, dove si andrà a parare se tutta questa storia, per quanto offuscata da un manto di dicerie assurde, sia comunque riuscita a far guardare il mondo informatico in modo diverso.
Comincio col dire che di un campione di cento persone prese, più della metà non avevano idea di cosa fosse Wikileaks, di chi fosse Julian Assange e - in generale - si sono detti non interessati a tutto quanto riguardi l’informatica e internet.
Leggendo queste righe si potrebbe pensare che queste fossero persone di una certa età e dunque normalmente poco avvezze alle innovazioni, non è così, almeno non nella maggioranza dei casi, piuttosto le cinquantasette persone che si sono dichiarate all’oscuro sull’argomento sono comprese in un range di età che va dai venticinque ai quarantacinque anni, solo questo dato dovrebbe far riflettere.
Wikileaks-dnsPer quanto riguarda le restanti quarantatrè persone ho potuto registrare, in alcuni casi, un forte interesse per l’argomento, a volte supportato da vera e propria competenza e nei restanti una confusione d’idee dovute in parte agli argomenti trattati in questo articolo e in parte anche a quello che parrebbe una scarsa  capacità di discernere tra fonti plausibili e assurde teorie del sempiterno complotto.
Scremando le opinioni improponibili vado a riportarvi quanto il campione preso della “gente comune” pensa, le loro opinioni, i loro dubbi, il tutto spesso riportato con un entusiasmo che non mi è parso mai mancare, nemmeno quando queste opinioni si basavano sulla versione deviata della notizia letta.

Valentina Calabresi, romana, di professione ottica, sostiene che non possiamo fare uno starnuto che lo sa tutto il mondo. Che i sistemi informatici americani, che dicono siano fra i migliori al mondo sono più bucati del colabrodo di mia nonna, e che come ogni volta ,alla fin della fiera, se una persona si sveglia storta mette in ginocchio 1’intero paese! La rete, insomma, è tanto meravigliosamente utile quanto pericolosa per la scarsa sicurezza che ha.
“L’hanno arrestato per stupro, credo che in realtà sia la solita scusa per incastrare un personaggio scomodo e per far finire questa storia di Wikileaks, sicuramente in galera farà una brutta fine e nessuno sentirà più parlare di lui o dei segreti che aveva da rivelare” dice Gabriele Razzini, Diplomato al Conservatorio di Firenze e proprietario di un notissimo locale lungo la costa ligure. A fargli eco c’è Caterina Spinelli, di professione Governante presso una catena d’Alberghi che trova spropositato tutto questo interesse per notizie che - in un modo o nell’altro - erano note a tutti.
Valeria Antonini, linguista e impiegata presso una società produttrice di yatch, nonché maestra di danza classica mi riassume il suo pensiero, ammettendo di aver seguito la faccenda solo tramite telegiornale, dicendo che Wikileaks non ha detto nulla che non avessero già detto altri giornali, lo sapevamo già da giorni che il nostro Premier faceva i festini a casa sua, niente di nuovo sotto il sole insomma.
“Non c’è da stupirsi che giornali e telegiornali diano le notizie ad uso e consumo di questo o quel politico” sostiene Massimo Landini, impiegato come corriere presso una ditta di trasporti a Milano “con l’avvento di internet e di una forma di notizie più libera (anche se meno controllabile) i giornali sono diventati di parte, insomma penso che ormai i lettori dei quotidiani cartacei cerchino proprio la partigianeria” poi prosegue duro “Credo che ci sia da stupirsi della gente, che ancora non capisce quando la loro opinione venga pilotata, da un governo, da una multinazionale o da una fazione religiosa”.
Gianni Fregosi, meccanico massese, racconta dell’ammirazione che nutre per Julian Assange e per chiunque lavori a Wikileaks, “Un sito senza padrone, con informazione veramente libera e alla portata di tutti, è chiaro che cerchino in ogni modo di farli tacere”, “Non è che mi sia interessata più di tanto, il computer è arabo per me” a parlare mentre mi serve un caffé è Marta Pangallo, “Credo però sia veramente una cosa schifosa la questione dello stupro, se davvero ha fatto una cosa del genere dovrebbe marcire in galera”.
"Posso dirti che - per quel poco che ho seguito - da ignorante informatica quale sono ho capito che Wikileaks è un'organizzazione di hackers che divulga messaggi segreti dei vari governi, soprattutto americani" dice Linda Martinelli, commessa lericina, "Sinceramente non si capisce bene se i giornali ne parlino bene o male, sembra sia molto soggettiva come cosa, personalmente parlando io propendo per il positivo." una pausa, poi prosegue ancora "Le opinioni negative che sentivo riguardavano il fatto che le tanto decantate bombe erano più che altro scemate da gossip, tuttavia da quel che ne so in passato Wikileaks ha svelato cose come Guantanamo e questo sicuramente non è stato ricordato quasi da nessuno".
Manuela Caravella, giovane genovese che ha studiato Scenografia all’Accademia delle Belle Arti,  sostiene che purtroppo o per fortuna (dipende dai punti di vista) evita come la peste la televisione e i giornali, per non parlare della politica che ultimamente le sta dando il voltastomaco sotto ogni punto di vista. "Ho sentito di questo wikileaks sporadicamente e non mi sono interessata alla questione perchè è l'ennesima chiacchiera." mi dice "Se tutti agissero nella stessa misura di quanto parlano, a quest'ora sai dove saremmo? Invece che pensare ai problemi veri è il gossip l'argomento principale dei telegiornali, dove non solo le stupidaggini dei politici spopolano, ma fanno diventare telenovele delle tragedie verso le quali bisognerebbe almeno avere il buon gusto di rispettare." e prosegue duramente "Con tutte le disgrazie che accadono ogni secondo nel mondo, i telegiornali non fanno altro che sceglierne una e farci sopra un telefilm. Sta cosa di wikileaks personalmente la vedo come l'ennesimo barilotto di miele lanciato ad uno stuolo di orsi schifosamente golosi".



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Diverse persone, diversi percorsi di vita, diverse opinioni, alcune collimano tra loro in più punti, altre no; credo tuttavia che l’attenzione sia sempre da portare sul nocciolo del problema sviscerato lungo tutto questo articolo, ovvero il pessimo modo d’informare.
Penso sia indubbio che per estrazione sociale o percorso di studi, tutte le persone che hanno offerto il loro contributo con la loro opinione, non possano dirsi ignoranti o poco intelligenti. Persone oneste, che spesso hanno conseguito un blasonato titolo di studio, che affrontano la vita e il mondo del lavoro con serietà e professionismo, lontani anni luce dunque dal contadino ignorante del ‘500 a cui poter dare a credere qualsiasi cosa, lontane anche da flangie estremiste e politicamente contagiate: eppure, a ben vedere, anche chi tra loro ha centrato maggiormente il quid, ha comunque dimostrato  di non essere in possesso di informazioni totalmente corrette.
Colpa loro che hanno capito male ciò che è riportato sugli organi d’informazione?
Direi proprio di no, direi che - se di colpa dobbiamo parlare - questa debba sicuramente essere data al pressappochismo con cui l’argomento è stato proposto, forse andrò a ripetermi ma il concetto è importante, queste persone - tutte istruite e intelligenti - hanno un’opinione distorta perché sono stati forniti di dati distorti e, lo si sa bene, partendo da premesse sbagliate non si può conseguire un risultato corretto.

Anche in questo caso, come spesso accade, non sono venute a mancare comunque due eccezioni alla regola, ovvero due persone comuni - come noi tutti - che hanno saputo diradare questa “nebbia dell’informazione” e sono riusciti a centrare totalmente il bersaglio.
Sono due persone per certi versi agli antipodi, con opinioni personali tanto diverse che - strano a dirsi - alla fine sembrano concordare completamente, e sono la dimostrazione di come una formazione corretta dovrebbe favorire il ragionare autonomamente, non basandosi - anzi non fidandosi - di ciò che si può leggere, nemmeno nel caso si tenga fra le mani il più autorevole tomo di storia contemporanea.

Renato Galdo, romano, laureato in giurisprudenza, è il figlio del Comandante Galdo, Alto Ufficiale dello Stato Maggiore della Marina Militare Italiana, e in questo forse non è una persona comune, come potrete evincere dalle sue stesse parole riportate di seguito “Ti dirò quello che si percepisce , secondo me , dalla tv di questa questione ( non leggo i quotidiani perchè ritengo che servano solo a sporcarsi le mani e vista la mole di fesserie della politica-azienda-commerciale di oggi è anche inutile spenderci i soldi, mentre più adatto ai tempi usare internet per avere tutte le notizie del giorno )” comincia così, appassionato negli argomenti ma pacato nei toni e poi prosegue “A mio avviso non hanno fatto ben capire prima di tutto cosa sia Wikileaks o danno per scontato molto, lasciando la gente un pò nel dubbio. Si è parlato di fuga di notizie ma non si è spiegato bene di che portata (come accade ormai sempre, in tv nulla è vero, ormai è un grande colossal, uno spettacolo costruito), hanno poi puntato molto sulla ricerca dell'indagato per motivi di abusi sessuali (che con la fuga di notizie non ha nulla a che vedere e che ha mischiato ulteriormente le carte in tavola). Questo quello che appare, più o meno alla massa.” un attimo di respiro, prima della conclusione del suo intervento mi permette di notare l’indubbia preparazione e la volontà di avere un’opinione propria, forgiata dai propri pensieri, giusta o sbagliata non sta a me giudicarlo, mi trovo tuttavia ad apprezzare il modo "Partendo dal fatto che sai bene chi fosse mio padre nell'ambito della Marina Militare Italiana e che io abbia vissuto sempre in questo mondo militare fatto di segreti su segreti, è mia opinione che tutta questa storia è la solita cosa che probabilmente c'e' da sempre solo che quest'anno, a corto di scandali particolari hanno voluto tirare fuori. Fa un pò acqua da tante parti, sempre secondo me, sia chiaro. Questi siti sono ovunque, ne è pieno il mondo e di notizie ormai ne esistono a migliaia, e come di solito si fa ai giorni nostri si utilizza la ben collaudata tecnica del debanking per sviare dalla verità, un mix di notizie vere e false date in pasto a tutti, ormai è impossibile dire cosa sia reale e non. Questo è davvero un mondo difficile". 

Luca Bergonzoli, economista laureatosi presso la Facoltà di Parma e persona di cui spesso ho apprezzato le intelligenti argomentazioni e le argute puntualizzazioni a vari fatti di cronaca dice "Prima di tutto la premessa necessaria è che sono un liberale e mediamente molto informato sui fatti che mi interessano; roba da tutela del WWF in Italia. La mia personale sensazione su quanto sta avvenendo ad Assange è che i governi e i gruppi di potere che li sostengono stiano cercando di continuare una lunga tradizione di oscurantismo, portata avanti nei secoli (nei millenni se come me sei un pessimista). Purtroppo per loro la faccenda, grazie alla struttura stessa della rete, si va facendo molto spinosa. Difficile reprimere un mezzo di cui conosci a malapena il funzionamento e soprattutto farlo tramite persone che potrebbero essere tranquillamente "il nemico" senza che tu lo possa sapere (i tecnici informatici).” anche lui poi prosegue spedito, con una chiarezza di pensiero che lascia pochi dubbi sull’interesse che questo argomento è riuscito a suscitargli  “"Io credo che si dovrebbe spendere due parole per spiegare "ai profani" il significato di Social Engineering e il fatto che in fondo le capacità informatiche degli Hackers sono un elemento di secondo piano rispetto alle motivazioni e al codice etico a cui si rifanno. L'opinione pubblica è unanimemente convinta che Assange ottenga le informazioni crackando siti protetti, cosa che anche se vera in alcuni casi, rappresenta la minima parte della situazione e non la principale" e infine conclude con una domanda davvero stuzzicante e a cui fornisce egli stesso una risposta estremamente intelligente "In ultima analisi possiamo dire  che una parte del pubblico si pone la ferale domanda: cui prodest? Chi ci sarà dietro a wikileaks? Nel nuovo mondo che si sta dispiegando intorno a noi, grazie all'orizzontalità dei flussi informativi, questa maniera di pensare è destinata all'estinzione. Dovremo imparare a valutare quello che succede in base ai fatti e non in base alla supposta affidabilità delle fonti".

Dopo questa lunga carrellata di percezioni, idee, sensazioni, modi di vedere e modi d’interpretare - in conclusione - vorrei dare anch’io la mia opinione in merito a questa strana, attualissima e modernissima storia, senza apparire troppo accademico o demagogico.
Credo fermamente che Wikileaks non abbia fatto nulla di così catastrofico, ne tanto meno eccezionale, è già stato detto da altri certo, io sposo questa teoria, credo però che la “banda di criminali” capeggiata da Assange abbia fornito, in primis al popolo di internet e poi al mondo, un “luogo” dove poter attingere alle notizie senza che esse vengano rimaneggiate, non è un luogo fisico ma è come se lo fosse, in più ha il pregio di essere un non-luogo ideale ove potersi svestire dei panni dei guidati e prendere coscienza delle nostre idee, delle nostre opinioni e - perché no? - magari scoprire che in realtà erano profondamente diverse da quelle che pensavamo di avere quando i fatti erano veicolati in questo o in quell’altro senso.
Pur non avendo mai favorito nessun atto di terrorismo, Wikileaks, è riuscita a destabilizzare almeno in parte una potenza mondiale come gli Stati Uniti d’America, una potenza politica che fin troppo spesso ha mascherato, spadroneggiato e dettato delle condizioni che nessuna mente libera avrebbe mai accettato arbitrariamente.
Julian Assange e il suo gruppo di anonimi collaboratori hanno minato, in maniera deliziosamente anarchica, un Paese  in cui troppo spesso, a partire dalla guerra nel Vietnam, i suoi politici hanno coperto le loro decisioni discutibili con la classica scusa della sicurezza nazionale.
Gli americani con la loro visione un po’ fanciullesca della strada e dei sacrifici da intraprendere per realizzare quel grande Sogno di cui spesso parlano, gli inglesi tenaci e testardi, cocciuti e ostinati, ma anche così terribilmente innovativi, gli italiani, popolo strano di gente sempre a metà fra il grande sacrificio e la scorciatoia, sempre a metà fra la delicatezza dell’arte che ben rappresentano e l’ardore che come popolo hanno sempre mostrato e così via per altri popoli, per ogni luogo, in ogni luogo. Tutti questi Paesi sono grandi perché a renderli grandi sono state quelle persone comuni che ogni giorno si riversano per le loro strade, tutti questi Paesi sono grandi perché hanno saputo sempre far fronte al politico corrotto, alla multinazionale senza scrupoli, alle brutte pieghe prese spesso dagli eventi.
Certo non sono mai state vittorie definitive, il politico ritorna sempre, le multinazionali trovano sempre nuove vie e gli eventi continuano sempre a precipitare, ma i popoli di questi grandi Paesi non hanno mai smesso di lottare nemmeno per un secondo, non hanno mai smesso di lottare per la libertà di pensiero, nemmeno quando la gente veniva messa al rogo per aver detto qualcosa che non conveniva ai potenti e non semplicemente denunciata con qualche assurda accusa.
Quindi dico questo, ai politici, ai dirigenti delle multinazionali, a tutti quei giornalisti asserviti: il mondo è cambiato e voi non siete riusciti a stare al passo, oggi chiunque abbia volontà può fare informazione grazie a internet e per quanto possiate varare metodi censori, non riuscirete mai a far tacere una voce globale. Oggi le persone sono più sensibilizzate e, seppur spesso nascondendosi, non smettono di parlare, non smettono d’informare, perché sanno che la conoscenza è potere ed è per questo che voi la volete limitare. Non ci riuscirete, perché non capite questo nuovo e meraviglioso mondo digitale.
A tutti gli altri, alla gente comune, dico solo questo: non tutti i giornalisti creano disinformazione, Julian Assange ne è la prova lampante, un giornalista dovrebbe avere come priorità il rispetto per la verità che va scrivendo, sia esso professionista, pubblicista, sgangherato freelance o anonimo blogger, il suo fine dovrebbe essere informare, dare la notizia per la notizia, perché un mondo che fa passare le cose sotto silenzio, peggio, un mondo in cui le cose vengono distorte ad uso e consumo di pochi, non è un bel mondo.


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Ormai chi ha a cuore concetti come Giustizia e Verità viene solo deriso, circoscritto ed etichettato come inguaribile credulone, il tutto mentre cortine di fumo continuano a essere gettate sugli occhi delle masse troppo ubriache di reality show o dell’ennesima disgrazia trattata con svilente sensazionalismo.
Wikileaks ha dimostrato che non deve necessariamente essere così, sono convinto che in futuro altri faranno la medesima cosa, Mondo Nerd - nel suo piccolo - fa la medesima cosa e se in questo mondo crudele non serve nemmeno più inventare un Grande Fratello di Orwelliana memoria, poiché siamo noi stessi a controllarci a vicenda e ad accettare quello stesso controllo, fa bene al cuore e allo spirito sapere che ci sono persone che dicono “No!” a tutto questo, fa davvero bene allo spirito pensare che da qualche parte c’è qualcuno che lavora perché sia fatta almeno un minimo di luce per rischiare le tenebre che spesso vengono gettate e accettate.
Così in sostanza è questo che dico a voi, rubando le parole a John Connors, se state leggendo questo articolo e ne avete davvero tratto il senso, se il seme della curiosità non è in voi ormai appassito prima ancora di germogliare, se la voglia di sapere, capire e pensare è più importante di una supposta tranquillità mentale, bene - complimenti - fate parte della resistenza!