Quando si pensa al genere “cannibal” il primo nome che salta alla mente è Cannibal Holocaust (1980), il capolavoro diretto da Ruggero Deodato.
Un orrore così onesto, limpido e tipicamente umano da sembrare vero.
L’uomo civilizzato, a contatto con la natura e lontano dalle regole castranti della Società, libera i suoi istinti piú animaleschi. Pensavo che un’opera del genere, così destabilizzante, intensa, intelligente e moderna sarebbe stato un caso isolato nella storia del nostro paese.
Mi sono dovuta ricredere.
A circa due anni dalla sua prima edizione, ho conosciuto The Cannibal Family grazie all’albo speciale “Appuntamento con la morte” stampato in occasione dello scorso Cartoomics 2015.
La storia è molto semplice.
Siamo a Milano, è il 2 Ottobre del 1949; un uomo, Alfredo Petronio, attraverso una dolce lettera all’amata Margherita, racconta il suo incontro con la giovane Ninetta, conosciuta durante una gita in battello.
Lui rassicura la sua compagna e le raccomanda di non essere gelosa della ragazza, perché non è altri che un’ebrea collaboratrice dei nazisti, che durante la guerra ha venduto i suoi stessi correligionari, condannandoli ai campi di concentramento.
Il nostro protagonista e Ninetta hanno un rapporto sessuale.
Poi Alfredo la uccide e la cucina. In padella come se fosse una bistecca.
Fine.
Terminato l’albetto, ho capito di volerne ancora.
Volevo sapere di piú di Alfredo.
Recuperati e letti tutti gli albi della serie sono rimasta estasiata: finalmente, a circa 35 anni di distanza, un prodotto della stessa pasta di Cannibal Holocaust.
Non avevo mai letto nulla di così crudo e profondo allo stesso tempo.
Stefano Fantelli e Rossano Piccioni hanno dato vita a questo progetto estremo con grande coraggio e intelligenza; si sa, che il cannibalismo è un argomento proibito nel nostro paese, secondo solo alla pedofilia, nonostante la tradizione mondiale ne sia intrisa (Vi dice niente Tantalo? Crono? La strega di Hansel e Gretel? E il Conte Ugolino?).
The Cannibal Family è la prova di come un fumetto indipendente possa essere soprattutto di qualità.
La trama è piena di colpi di scena, sempre sospesa tra passato e presente, i personaggi ricchi di- sfaccettature, luci e ombre, impossibili da inquadrare e da definire.
Fantelli ribalta il concetto di normalità: non c’è il bene e il male. I cannibali che ci racconta provano amore, rabbia, sono persone per bene, FANNO del bene. Lo stesso atto di cibarsi delle persone ha un risvolto etico.
È proprio questo il vero orrore suscitato da The Cannibal Family: man mano che si procede con la lettura, si entra a tal punto nella mente dei personaggi da dimenticarsi del cannibalismo, sembra quasi una pratica normale.
Il vero orrore, dicevo, non è tanto suscitato da quello che ci viene raccontato, da quello che vediamo, ma è insito in noi, nel nostro parteggiare per i Cattivi.
Che però, alla fine, non sono poi così cattivi.
Se non sono cattivi né buoni, cosa diavolo sono?
Incredibili sono i disegni dei flashback ad opera di Rossano Piccioni, a mio avviso il vero cuore nero e pulsante di tutta la testata. Alfredo Petronio giovane è il Diavolo: affascinante, seducente, malato, demoniaco.
L’oscurità è predominante nelle tavole, ti assorbe e ti trascina con sé.
La scena, le figure sono disturbate e disturbanti ma sono così affascinanti che è impossibile distogliere lo sguardo.
Il lettore si ritrova ad essere l’osservatore morboso delle perversioni della Famiglia Petronio e dei personaggi che ricorrono durante la storia.
Siamo testimoni delle violenze e delle atrocità e non riusciamo a chiudere il volume.
Peggio, ne vogliamo leggere ancora.
Vorrei tanto sedermi a tavola con Fantelli e Piccioni e parlare con loro dei Tupinamba*, e perché no, anche del Cannibale di Rotenburg.
Magari davanti a una bella bistecca.
Al sangue, naturalmente.
The Cannibal Family – sito ufficiale: http://www.thecannibalfamily.it/TCF/index.html
The Cannibal Family – pagina FB: https://www.facebook.com/thecannibalfamily