Lo ammetto già in apertura, per comprare questa Graphic Novel occorre un grossissimo atto di fiducia, se non siete credenti del Dio del fumetto (e non mi riferisco a Thor, tanto per essere chiari), lasciate perdere, procedete alla ricerca di altro, da qui non potete passare (cit.).
Dylan Horrocks, l’autore di questo romanzo che lo ha reso famoso, non è proprio un maestro del disegno, un tratto scarno, quasi infantile, permea ogni vignetta e sfogliando il tomo potrebbe venirvi in mente di preferire qualcosa di più sgargiante, fresco e dinamico. Non potreste fare errore più grande (posta abbiate davvero fede), perché questa è una storia a fumetti, sui fumetti, scritta per amore del fumetto, in quello che diventa un gioco di scatole cinesi, una meta-narrazione vecchio stile che, non a caso, ricorda per dinamiche e tecniche Die unendliche Geschichte (La storia infinita) di Michael Ende.
Hicksville è un remoto paesino situato nella Nuova Zelanda dove gli abitanti sono tutti gentili e appassionati di fumetti. Leonard Batts è un giornalista (brutta razza direte voi) e vuole scrivere un articolo su Dick Burger, superstar del fumetto mondiale originaria proprio di questa cittadina. Presto il nostro protagonista si accorgerà che un oscuro segreto è nascosto nel passato del disegnatore e, curioso come un giornalista (pardon, come una scimmia), si lancerà in una ricerca spesso ostacolata dall’omertà degli abitanti, arrivando a scoprire un’enorme biblioteca allocata in un faro e contenente tra le altre cose anche romanzi a fumetti di Picasso, Dalì, Hemingway e tanti altri famosissimi autori che avrebbero potuto cambiare la storia di un linguaggio spesso troppe volte considerato esclusivamente per bambini.
Un romanzo delicato e nostalgico, scritto divinamente e con una sensibilità data proprio dall’amore per il medium stesso, una storia sui possibili pericoli dell’arte e – perché no? – sul mondo che la circonda (imprigiona?).
Procedendo nella lettura anche il disegno stentato di cui parlavo in apertura comincia a entrarvi dentro, a una seconda lettura vi accorgerete che in quel tratto “brutto e fin troppo pulito” v’è nascosta una profondità folgorante. Immagini e storia si compenetrano, così come dovrebbe sempre essere, fino a creare la perfetta alchimia di una storia che nessuno dovrebbe perdersi.
Hicksville non è una novel nuova, fu pubblicata originariamente nel 1998 con una impaginazione tanto pessima da far sembrare i Trade Paperback della Play Press delle fini edizioni curate da un rilegatore fiorentino del ‘500, l’edizione nuova (Absolute) è curata invece dalla Blackvelvet Editrice che ci ha ormai abituato a prodotti di alta qualità, sia per le storie che per la cura delle edizioni (Cerebus su tutti). A impreziosire questa ristampa poi troviamo anche un’introduzione dell’autore che ci racconta come è nata la sua grande passione per il fumetto, la genesi di Hicksville e tante altre curiosità interessanti.
Hicksville richiede un grosso atto di fede per venire comprato, se l’avete bene, se non la possedete, ebbene dovreste trovarla perché questo è un fumetto imprescindibile.