Ricetta consigliata per la lettura di Dylan Dog numero 348:
– Una notte di tempesta
– Una stanza buia
– Una fonte di luce essenziale (possibilmente una candela)
– Una colonna sonora adeguata
– Terrore, orrore, raccapriccio q.b.
Combinare gli ingredienti e lasciarsi marinare nelle tenebre per tutta la durata della lettura
Accompagnare con un calice di sangue fresco.
Gruppo sanguigno facoltativo.
Quando ero piccola, i disegni di Nicola Mari mi facevano paura. Non riuscivo a sostenere le forme affilate dei volti dei personaggi, le atmosfere cupe, opprimenti. Persino Dylan mi sembrava un estraneo, il suo volto non gli apparteneva, era trasfigurato.
Con l’età adulta e il senno di poi, mi sono pentita di avergli preferito autori piú luminosi.
Le sue tavole hanno la consistenza della tenebra, raccontano l’orrore rendendo le parole quasi superficiali.
Il suo tratto, secondo solo a quello del Maestro Stano, è l’espressione piú pura delle tematiche della testata.
È un bene che la sceneggiatura sia stata affidata a Barbara Baraldi.
Al suo esordio nella testata regolare si rivela all’altezza del compito confezionando una storia incredibile, come non se ne leggevano da tempo.
Il risultato di questa splendida unione artistica ha portato alla luce una vicenda intensa, che attinge direttamente dalle atmosfere del cinema espressionista tedesco e del primo Romero.
L’intero albo è intriso di sensualià languida, travolgente: le donne disegnate da Mari e caratterizzate dalla Baraldi sono due versioni delle icone della femme fatale: Anna Novak, vamp raffinata, languida ed eterea come una delle spose di Dracula e Rita Leigh, Bad Girl trasgressiva e estrema, figlia di una generazione piú moderna.
Dylan non è altro che una pedina.
Alla mercé di due forze ancestrali: nono sono solo due donne a contendersi il suo cuore, ma la Vita e la Morte.
L’arte nelle sue mille declinazioni, è la tematica principe dell’intera storia: che cos’è l’arte?
È un’ossessione?
Qual è la relazione che l’artista instaura con essa?
Cos’è che si può definire artistico?
Il macabro può essere Arte?
O è solo becero voyeurismo?
Roberto Recchioni alla fine del suo brillante editoriale consiglia di ascoltare “Bela Lugosi’s Dead” dei Bauhaus durante la lettura de “La mano sbagliata” e di esprimere un commento a riguardo.
Ho deciso di provare, spinta dalla curiosità.
É assolutamente perfetta.
Il brano ha la stessa funzione delle litanie durante i riti sciamanici: la linea di basso e il ritmo cadenzato della voce permettono una completa immersione nell’atmosfera della trama.
Assolutamente inquietante.
Che dire di piú?
Mille di questi albi.