Lost in Google

Non si contano più le web-series presenti in rete, se ne trovano di tutti i tipi e per tutti i gusti, a patto di sopportare una sorta di scopiazzatura dovuta alla “Sindrome di Abrams” che da anni sta mietendo vittime fra il vasto pubblico, distruggendo generalmente ogni senso critico verso prodotti di valore.
TheJackal, gruppo di video-makers indipendenti che da anni lancia virali comici e satirici sul Tubo, prova ad arginare il grande esodo verso l’insulso con una meta-web-series geniale.
Lost in Google è la storia di un ragazzo che, provando a digitare in Google, la parola “google” viene risucchiato dal motore di ricerca. Nell’anticamera del motore di ricerca, “dall’altra parte” a fargli da Dungeon Master trova Claudio Di Biagio (web-celebrity e regista) che lo aiuta a capire dove si trova, il magico, strano, variegato mondo del web: porno, spam, le ricerche su Berlusconi, i sempre presenti gattini, Belen nuda, il “Ti senti fortunato?”, trova tutto questo e mentre lo trova si perde sempre più nel “Deep Internet” mentre i suoi amici cercano disperatamente di riportarlo indietro.
La storia viene scritta dagli utenti. Simone Ruzzo (il protagonista) chiede di volta in volta aiuto agli utenti e un video tutorial associato spiega dove e come scrivere i commenti e i suggerimenti che serviranno – se ritenuti validi – a sviluppare le puntate successive.
Una serie originale, a tratti davvero geniale, in cui i personaggi sono succubi degli utenti pur mantenendo il loro piglio peculiare, il racconto in generale permette una lettura critica e ironica alla rete senza per questo risultare banale o scadere nel luogo comune (se non per burlarsene).
Un’operazione virale anche un tantino furba, sia per come è strutturata e sia per il fatto che la parola “google” presente nel titolo favorirà sempre e comunque una certa posizione all’interno del motore di ricerca più utilizzato al mondo.
Lavoro ottimo, prodotto da gente che non lesina sulla passione, il talento e la voglia di creare qualcosa di nuovo: da guardare.