DISCLAIMER – recensione altamente negativa. Pochi spoiler ma significative indicazioni sulla progressione della pellicola.
Se ancora non lo avete fatto, non andate a vedere l’Uomo d’Acciaio. Non lanciatevi verso una tale delusione. Lo sconforto che mi ha assalito all’uscita della sala è stato enorme. Siamo punto e a capo: il film di super-eroi mette la spruzzatina di scavo psicologico (ma quante volte ancora dovremo vedere, per Superman, la sua infanzia tormentata di povero piccolo essere superiore represso?) e poi annega tutto in un’ora di cazzotti inutili e senza effetti tra creature aliene e azione roboante, esagerata e poco coinvolgente, mettendo in scena una distruzione esagerata che induce al vomito come dopo aver mangiato 20 chili di bignè alla crema. Senza contare che esagerazione e accumulo sono la cifra distintiva di una pellicola che non sa bene dove andare a parare e su quale elemento fare più leva, finendo per adattarsi su soluzioni di una banalità sconcertante a livello di drammaturgia e di dialogo, con discutibili variazioni al canovaccio ‘storico’, vedi l’inutile scoperta a monte – peraltro fatta senza particolare sforzo – da parte di Lois dell’identità di Superman. Ce ne sarebbero così tante da dire… e tutte indotte da una delusione di proporzioni, queste sì, cosmiche, anche considerati i nomi in gioco: Nolan, Snyder, Goyer… magari non da capolavoro ma nemmeno da quello che è il risultato finale. Insomma, questa nuova genesi del ‘super’ per antonomasia del mondo del fumetto non solo non convince, ma ottunde i sensi per nascondere la pochezza a livello di emozioni e di script: un’orgia di distruzione totale nell’ultima parte, senza riguardi per il prossimo (e poi si pretende in modo ipocrita di far credere che non ci siano morti causati dagli scontri del protagonista) tra esseri invulnerabili che si menano senza effetto, così, per il gusto, era qualcosa da evitare. Brandelli di pathos reale e inutilmente indotto a forza, e per questo lo spettatore, secondo gli autori, va aggredito con effettoni digitali e musica a decibel spropositati. Ma cosa resta? Il nulla. Gli errori di superficialità e logicità ci sono, e madornali, così come in altre pellicole (evitiamo i paragoni, sterili e inutili), ma qui il quadro finale riesce a farli risaltare in modo evidentissimo, perchè manca una quadratura del cerchio, un coinvolgimento emotivo, una solidità ‘credibile’ (virgolette d’obbligo) nella storia e nell’universo creato. Cast in gran parte sprecato in manichini dalle battute inascoltabili: Cavill si salva, la Adams poco o nulla, comprimari di rango bistrattati [Crowe almeno è dimagrito… Costner fa tenerezza]. Sbadigli a iosa e si torna a casa più tristi di prima.