The Walking Dead – S03E02

Se “la seconda volta” è sempre la più difficile, anche per le serie tv, figuriamoci il secondo episodio del nuovo corso di The Walking Dead, chiamato a confermare quanto di buono visto nell’episodio precedente e magari buttare anche qualche nuovo elemento nella mischia.
E che mischia: cinque nuovi personaggi, i detenuti che erano rinchiusi nella mensa della prigione conquistata (come giustamente e con orgoglio rimarca Rick) dai nostri protagonisti. Sono loro ad animare la puntata, assieme all’apprensione per le sorti del buon Hershel.
C’è da dire subito che la prova è superata di gran lunga, con una scrittura scorrevole, un buon dosaggio dei tempi, dialoghi precisi e non invasivi, azione e divertimento coreografati in maniera sapiente (e sapida). Se infatti il problema delle stagioni precedenti di TWD era la frequente “latitanza” dell’attrattiva principale, ovvero i morti viventi, l’ep. 2×03 ci offre la stessa densità del suo predecessore, per quanto riguarda il numero di walkers e anche il gore. Anzi, questi primi due episodi sono praticamente “gemelli” in fatto di storyline (che vengono aperte e praticamente chiuse) tanto da poterli considerare la prima e seconda parte di un lungo pilot. A questo punto ci auguriamo che la materia sia sempre trattata in questo modo, anche se le preview ci lasciano presagire che gran parte del prossimo episodio sarà occupato da Andrea e Michonne, qui assenti del tutto.
Ma dicevamo delle buone qualità del nuovo corso: beh, aver trovato un posto e un’utilità a tutti i personaggi non è cosa da poco, considerato alcuni che in precedenza li si trattava come beoti. Parlo di Carol, di T-Dog, di Carl e… beh, un pochino (ma poco-poco, dai) anche di Lori. Se la prima sta per raccogliere a tutti gli effetti il testimone “medico” di Hershel – e questo di solito non lascia ben presagire per il personaggio che lo cede – Carl riesce a smarcarsi dall’aura di odioso bimbetto per trasformarsi in un ometto autosufficiente e ammazza-zombi. E manda a quel paese la madre. Ottimo. Madre che – rullo di tamburi – finalmente ammette quello che noi le urliamo dietro dal primo episodio, ovvero che è una stronza come moglie e una mamma poco lodevole. Però poi, in conclusione, dopo averla resa persino fondamentale per la sopravvivenza del nostro veterinario senza gamba, i bravi sceneggiatori riescono quasi a farcela sentire vicina con quel dialogo con Rick e quella pacca sulla spalla di lui, gesto tanto breve quanto desiderato (pensiamo, dopo mesi di rancori).
T-Dog? Davvero l’ho nominato? Appare ogni tanto, ammazza qualche zombi e parla. Beh.
Ok. Rick è di nuovo costretto a uccidere. La testa calda della prigione è un galletto dal sangue che ribolle e soprattutto odia quello che ha dato modo di far intendere di essere il capo della banda. Ancora una volta l’uomo di legge risponde alla violenza con la violenza, per difesa personale e del suo gruppo. Senza troppe remore, se non, leggerissime, quando deve condannare a morte un altro detenuto, che ha abbozzato una reazione nei suoi confronti. Non è più tempo di pietà. Quanto passerà prima che uccidere anche i vivi diventi un’abitudine? L’ombra del Governatore si avvicina sempre di più…