L’FBI stima che ci siano circa 300 serial killer attivi sul territorio degli Stati Uniti. Già ciascuno di loro costituisce un problema di per sé, ma cosa succederebbe se questi individui riuscissero a contattarsi e a organizzarsi tra loro? Kevin Williamson, autore di serie TV come Dawson’s Creek e della saga cinematografica di Scream parte da queste premesse per la sua nuova serie, The Following. E, se ben ricordate, l’idea era già presente in Scream 2. Ora, complici le nuove tecnologie e le possibilità di comunicazione sempre più capillari, Williamson ha portato quell’idea all’ennesima potenza, concependo un serial killer che riesce a costruirsi una serie di seguaci tra persone come lui e ammiratori attratti dal fascino del male (fenomeno molto diffuso nella realtà).
Kevin Bacon, l’onnipresente attore degli anni ’90, interpreta l’ex agente dell’FBI Ryan Hardy, brillante ma abituato a lavorare da solo e profondamente segnato nello spirito e nel corpo dalla cattura, quasi dieci anni prima, dell’antagonista, il serial Joe Carroll, impersonato da James Purefoy (ve lo ricordate? Era il simil-Hugh Jackman di Solomon Kane). Questi riesce a evadere di prigione e mette in atto un piano elaborato nei minimi dettagli, avvalendosi anche di tutti quei “followers” con cui è entrato in contatto e che ha plagiato nel corso degli anni. Tra Hardy e Carroll si crea un legame inscindibile, un duello senza esclusione di colpi basato su mosse e contromosse, pieno di colpi di scena. E sullo sfondo, tematica ricorrente, c’è la figura di Edgar Allan Poe, le cui opere fungono da ispirazione per Carroll e sono oggetto di parecchi rimandi e citazioni.
La Warner Bros ha organizzato una visione dell’episodio pilota in occasione dell’uscita della prima stagione in DVD e Blu-Ray, nonché della messa in onda (in contemporanea USA-Italia il 4 febbraio) del primo episodio della seconda stagione.
All’incontro è intervenuta anche la criminologa Roberta Bruzzone, nota anche per essersi occupata di importanti fatti di cronaca nera. Il suo è stato un contributo interessante per capire quanto può esserci di vero e quanto di di inventato in una serie come questa. Come lei ci ha spiegato, la figura del serial killer come persona colta, sofisticata e di successo è sicuramente romanzata: nella realtà, gli assassini seriali sono invece persone mediocri e insoddisfatte della vita, mentre i Joe Carroll nella storia si contano sulle dita di una mano. D’altro canto è vero che queste persone sono capaci di scegliere in modo oculato le proprie vittime e di esercitare una qualche forma di persuasione o manipolazione. Più interessante è stato il paragone del personaggio di Joe Carroll e della sua setta con i Davidiani di David Koresh. La serie The Following, a suo dire, è comunque ben scritta e ricca di colpi di scena, anche per lei che è del ramo e che di solito capisce tutta quanta la trama di un thriller dopo i primi dieci minuti. Altra considerazione degna di nota è stata quella che una serie del genere, per i ritmi, le procedure e l’impianto generale, è molto distante dai nostri canoni, quindi qui in Italia non esiste un pericolo “emulazione” come qualche caso verificatosi con la serie nostrana “Romanzo criminale”.
Oltre all’episodio pilota, abbiamo potuto vedere anche i contenuti extra della prima stagione: piccola tirata d’orecchie alla Warner Bros, dato che c’erano spoiler a bizzeffe, però ci hanno dato modo di capire come Williamson sia rimasto fedele a se stesso e abbia creato un contorno di personaggi sfaccettati e tridimensionali, ognuno con la propria storia e le proprie motivazioni, e sebbene la serie sia incentrata su Hardy e Carroll, tutti i comprimari avranno ruoli rilevanti. Una cosa che non troveremo, però, è l’ironia, vero punto di forza della saga di Scream: The Following è ben scritta, ben recitata, ma anche molto seria e cupa. Si tratta comunque di una serie interessante e da tenere d’occhio, soprattutto ora che il nostro caro Dexter ha chiuso i battenti.