Ok, c’era da aspettarselo, ma in fondo – un pochino – ci avevo sperato. Che davvero questa nuova incarnazione, assolutamente non richiesta, dello sbirro di latta più famoso del mondo potesse dare qualche chiave di lettura nuova rispetto all’originale. Invece, come avevo ampiamente previsto, niente dello spirito iconoclasta del film di Paul Verhoeven è rimasto, neppure una goccia di azione, cattiveria, satira, profondità. E nulla c’è in più: ogni spunto potenzialmente interessante viene abbandonato a favore di un lungo thriller drammatico con poca action, mal coreografata e senza mordente.
Amarezza anche per il leggendario tema musicale di Basil Poledouris appena accennato sul titolo e poi malamente ripreso per 5 secondi come sottofondo assolutamente fuori contesto in un paio di scene. Il resto è anonimo, come gran parte delle scenografie, della Detroit del futuro, della tecnologia e della sceneggiatura in generale…
Un film non orribile, ma deludente all’ennesima potenza di fronte al nome che porta: RoboCop.
Il resto lo trovate qui sotto nella videorecensione.