007 Skyfall – La recensione (che non ha superato i test)

Mezzo secolo di Bond!

Skyfall è di sicuro il miglior film che potesse capitarci davanti agli occhi nella ricorrenza. Dato che sicuramente tutti gli interessati se lo sono visto, avranno letto decine di recensioni e si saranno scannati fra loro, è ora di fare qualche di riflessione.

“Sono 007, e quando faccio l’occhiolino assumo una fisionomia assurda”.

Primo: la scena d’azione iniziale. Ci avevano viziato negli ultimi anni, e anche qua non si gioca al ribasso. La cosa più curiosa è che, grandeur a parte, rimane la più adrenalinica dell’intero film. Il resto (se escludiamo una metropolitana in testa a Bond) è un climax che via via privilegia l’intensità rispetto allo spettacolo puro e semplice. Un bell’esempio di come si realizza un gran thriller d’azione senza eccesso di funambolismi che hanno viziato e viziano troppe pellicole action odierne.

Secondo: i titoli di testa come – quasi – sempre di ottimo livello. Dopo il floscio Quantum of Solace, che penso i più nemmeno rammentino (aveva una trama?)… torniamo alla grande. Non ce ne vogliano Alicia Keys e Jack White, ma il loro duetto col relativo giochetto visivo di donnine ce lo dimentichiamo volentieri a favore di Adele e di uno stile video tra il classico e… il tormentato.

“Il mio capo è il Male”. “Allora mi tiro i pantaloni ancora più su”.

Terzo: a proposito di tormentato, dopo la seriosità oppressiva del precedente, finalmente si rivede un bel po’ di ironia british. Merito delle battute e delle situazioni di alleggerimento inserite in un sceneggiatura che dovrebbe essere studiata da tanti screenwriter… non per nulla i vituperabili e inamovibili Purvis&Wade danno il meglio quando si fanno dare una mano da gente con le palle: prima Haggis, ora John Logan, già collaboratore di un certo sig. Scorsese.

Se proprio fossi messo sotto tortura (magari quella di Casino Royale: argh!) ammetterei che Skyfall è praticamente superiore a tutti i Bond dell’epoca “moderna” (diciamo da Pierce Brosnan in poi). Discorso ozioso, perché comunque il primo Craig e LeChiffre hanno colpito nel segno e hanno un posto particolare nel mio cuore di (assolutamente non militante nè praticante) bondiano.

“Sbarbo meglio di come sparo”. “Vorrei vedere!”

Per i *veri* bond-addicted, pane per i loro denti nelle citazioni e nelle strizzatine d’occhio al passato: al di là del clamoroso finale, è un piacere vedere come sono ben amalgamate nel contesto. Ma per favore, non parlatemi di continuity: è un insulto! Poco più di un accenno in vista del prossimo reboot, o reset, o format… però ce lo godiamo, così come le centellinate “grandi rivelazioni” sul passato del buon James.

Sam Mendes è regista di polso e personalità, e lo dimostra, così come il suo grigio e inutile predecessore Marc Foster aveva svelato d’essere un sopravvalutato regista grigio e inutile. Accanto a una gestione impeccabile degli spazi e delle inquadrature, abbiamo una fotografia d’eccellenza e un dosaggio dei tempi da manuale. Applausi, signori, ad un autore intelligente che si è “innalzato” ai livelli di un solido mestierante come Martin Campbell, e ha vinto la sfida.

“Sono il Male, e tu sei niente male”.

Che altro dire? Del cast quasi superfluo parlare: rasenta la perfezione, con le bond girls ormai non più pallido oggetto da esibire ma vere e proprie donne che sanno tener testa, rubare la scena e salvare le chiappe (quando non gli sparano contro…) al nostro prode Daniel Craig, ormai una garanzia, un Bond strepitoso. Quasi vorrei che non invecchiasse mai, ahimè, ma a quanto pare solo due film ci separano dalla prossima, inevitabile staffetta.
Salutiamo con la manina l’eccelsa e adorabile lady di ferro Judy Dench, cosa che credo di aver fatto effettivamente in sala non appena l’ho vista entrare in una stanza dove sedeva Ralph Fiennes: una vibrazione nella Forza e la vocina di Obi-Wan che sussurava “Passaggio di consegne!”. Significativo: così come il simbolico ringiovanimento di Q, che ritorna in pista per la prima volta nell’era Craig, senza gadget pittoreschi ma con nerditudine acuta, ed ha un bel po’ di anni in meno di Bond (un benvenuto a Ben Whishaw).
E poi Javier Bardem! E abbiamo detto tutto.

Chi sarà il prossimo cattivo? Ma soprattutto: MGM smettila di fallire che per il prossimo 007 mica vogliamo attendere quattro anni!