Il caso Sharknado, qualche riflessione

Quella che segue non è ovviamente una recensione di Sharknado, ma una piccola riflessione su questo prodotto sharknado della famigerata The Asylum. Primo, perchè è inutile, nonostante molti si ostinino a farlo, recensire ‘seriamente’ o trattare i loro film come gli altri prodotti tv o cinema; secondo, perchè il senso dell’operazione Sharknado va oltre quello che si vede su schermo.

Il film è più o meno lo stesso prodotto che la Asylum propina da anni al mondo: sceneggiatura penosa, recitazione approssimativa, regia e montaggio da filmino parrocchiale, effetti ‘speciali’ da due dollari, battutacce scontate, eccetera.

shark Qual è allora la cosa che ha reso Sharknado il fenomeno, più social che altro, che è (stato)?

Semplice: l’idea che ne sta alla base. Siamo tutti attirati dalle idee bislacche. Da quando esiste internet e i social hanno dato la possibilità a tutti di produrre/diffondere/far apprezzare immagini e video deliranti, con tormentoni come “Gatti ninja volanti: siamo fottuti”, “Bat-Vader: siamo VERAMENTE fottuti”, o nonne che uccidono teppisti con le spade laser, abbiamo assistito ad una escalation iperbolica, che ancora oggi prosegue. E chissà dove porterà.

Logico quindi che alla prima immagine di un film tv dove squali volanti dentro ad un tornado divorano la gente di Los sharknado_650x447 Angeles, la comunità internettiana sia andata in fregola al grido di: “OMG SQUALI VOLANTI, WTF?”. Entusiasmo amplificato dal trailer dove Ian Ziering (sì, Steve di Beverly Hills 90210) imbraccia una motosega e divide in due per la sua lunghezza uno squalo che gli plana addosso.

Twitter, che ha registrato un delirio di cinguettii relativi a Sharknado, sembrava sul punto di far esplodere gli ascolti per il canale via cavo SyFy che manda regolarmente in onda i prodotti Asylum.

3014240-poster-p-sharknado-twitter-weather-centerDati alla mano: prima della messa in onda Sharknado ha raccolto ben un milione di tweet, mentre ad esempio, la puntata 9 della terza stagione di Game of Thrones, quella del famigerato Red Wedding, ne ha avuti centomila. Risultato? Un milione e quattrocentomila spettatori per Sharknado, cinque milioni e mezzo per le Nozze Rosse del Trono di Spade. Twitter, quanto a spinta pubblicitaria, non ha funzionato molto, alla fine, per il suo “fenomeno”, se contiamo che molti altri film tv della Asylum hanno avuto 1.5 milioni di spettatori senza questa attenzione social-mediatica.

Tutto ciò dovrebbe insegnarci qualcosa? Non so. Vogliamo distruzione, morte e divertimento, meglio se unite ad una 649x446xSharknado.jpg.pagespeed.ic.roSI2Rl9nu weirdness galoppante. Che poi ci sia modo e modo di portare sullo schermo cose assurde, questo è innegabile: lo testimonia lo stesso prodotto Asylum, che qualitativamente è al pari di un sacchetto di spazzatura lasciato tre giorni al sole. Però, qualcosa di carino riesce a mettere a segno, e definirlo “peggior film di sempre” come si affrettano a titolarlo diversi siti è un’altra sciocchezza inutile. Fatevi un giro su IMDB, se proprio non avete idea, fermo restando che per me i film peggiori non sono quelli dichiaratamente poveri e mal realizzati ma quelli ambiziosi, bolsi e pretenziosi… (ma credo sia un’altra storia!)

Insomma, Sharknado, prima di essere un film tv (o qualunque cosa sia) è il trionfo di un’idea, e del suo viralizzarsi: certo è che il pubblico internettiano, nonostante gli entusiasmi virtuali, l’ha premiata… senza troppo entusiasmo.