Data la natura del film di Shane Black, la recensione ha due versioni: con armatura (spoiler-free) e senza armatura (spoiler!)
RECENSIONE CON ARMATURA
Terzo capitolo delle avventure di Tony Stark, ovvero l’uomo che sta dietro/dentro Iron Man. Dopo gli eventi avvenuti in The Avengers, il nostro brillante miliardario, genio, playboy filantropo vive nella sua bella villa con l’adorata Pepper Potts, che tira avanti gli affari di famiglia mentre Tony soffre dello stress post-traumatico di aver affrontato un’armata aliena e sfiorato la morte per salvare la Terra. Il nostro protagonista progetta modelli sempre più avanzati di armature, capaci di muoversi a distanza e di farsi indossare ‘al volo’, ma è sempre più alienato e dorme sempre meno.
Nel frattempo, una oscura conoscenza del passato torna a fare capolino sulla scena scientifica grazie ad una scoperta sensazionale, e un terrorista noto come Mandarino tiene sotto scacco l’America con uomini-bomba molto particolari… le due cose sono destinate a convergere… Rivelare di più non possiamo/vogliamo, perchè il regista Shane Black, vecchia volpe del cinema action-poliziesco-brillante ha imbastito (anche) una sceneggiatura dove accadono molte cose e le sorprese, seppur non geniali, non mancano. Dunque, che effetto fa Iron Man 3? Fortunatamente evita le secche del già visto e si assesta su standard di intrattenimento e divertimento molto alti.
Tony Stark si conferma un personaggio potente e con il quale in sede di scrittura ci si può sbizzarrire: anche se fragile resta il buffone sbruffone ed eroico di sempre. Non credo si riveli troppo dicendo che la pellicola prosegue nel solco del trend secondo il quale l’eroe è – appunto – colui che sta dietro la maschera, negando al protagonista il suo alter-ego per diverso tempo o comunque trovando diversi modi per farlo agire al di fuori della corazza protettiva. In questo senso IM3 è un vero e proprio film d’azione vecchio stile in molti punti, non soltanto quelli dove si combatte e spara. Molte delle dinamiche dei film che abbiamo amato, degli anni ’80 e ’90, sono garbatamente omaggiate. Se questo sia un bene, non saprei dirlo: la pellicola regge ed è davvero carina da vedere, con battute a volte molto divertenti e un ritmo senza intoppi, ma d’altro canto si perde molto in termini di epica e pathos, contrariamente a quanto i trailer ci avevano fatto vedere.
Ora, non che si sentisse la necessità di un Dark Knight in armatura, anzi… sappiamo bene quali sono i toni dei film Marvel: però alla fine si ha un piccolo retrogusto di qualche spunto sprecato e qualche occasione mancata. Detto ciò, non fatevi scoraggiare: IM3 è un film che merita assolutamente d’esser visto, regala risate, emozioni e un bello spettacolo (anche se c’è da attendere un po’, c’è un gran finale!). Inoltre, si concedere delle riflessioni sull’attualità e sulle umane vicende non del tutto scontate. C’è di più della materia semplicemente action, insomma, più o meno come fu per il primo film (2008, come passa il tempo!). Robert Downey Jr. è in formissima, anche se comincia ad avere un’età, e grazie al cielo non va avanti solo a smorfiette; Don Cheadle è di supporto e forse leggermente troppo umoristico; Gwyneth Paltrow è come al solito carismatica quanto un gambo di sedano, ma stavolta se la cava meglio e la sceneggiatura le riserva un ruolo un po’ più dignitoso. John Favreau, ex-regista e ora produttore, si regala un Happy Hogan citrullo ma coriaceo.
Da ora in poi, l’armatura se ne va e si entra nel cuore della pellicola: prosegua solo chi ha visto/non teme spoiler.
RECENSIONE SENZA ARMATURA
Dire che questo film è basato su Extremis di Warren Ellis è come dire che E.T. si basa sul Vangelo. Extremis (come siero) viene usato, sì, ma mai spunto narrativo (e/o manipolazione genetica) fu usato in maniera confusionaria e superficiale. Il che non è necessariamente un male: ma laddove la storia di Ellis era drammatica e di rottura per la vita di Stark e il superamento dei suoi limiti ‘umani’, qui – oltre a non specificare mai bene cosa accada a chi è sottoposto al siero – si riduce tutto alla solita formula del supersoldato e, dopo aver dipinto i militari cattivi come dei T-1000, li si fa schiattare senza mai spiegare che cosa serva realmente per abbatterli, spesso fuori scena.
Sorvoliamo, probabilmente non era questo il punto: in fondo il cattivo Aldrich Killian di Guy Pearce funziona, e il suo piano ha una sua perversa logica (molto Watchmeniana, invero, seppure meramente economica!), e la grande prova di sir Ben Kingsley nei panni del Mandarino fa il resto, con un plot twist divertente e ‘molto Shane Black’, che fa il verso alle teorie del complotto, ai terroristi veri e presunti, al potere delle immagini etc etc… può sembrare un po’ campato in aria lì per lì (anche perchè formalmente scorretto rispetto a quanto mostrato prima allo spettatore), ma alla fine acquista il suo senso. Gli integralisti del personaggio a fumetti a quel punto saranno già usciti dalla sala, e come biasimarli!
Raro però trovare un film di supereroi che parli così tanto di questioni attuali (e alcune mai archiviate) con un piglio comunque brillante e scanzonato. Un po’ meno bene quando questa cifra stilistica esce dalle righe e toglie complessità alla trama, ma volendo enumerare le leggerezze e le potenziali incongruenze e inverosimiglianze staremmo qui tutto il giorno: IM3 non pretende mai di essere ‘serioso’ ma resta oggetto ludico anche quando ci parla di morte e distruzione. In questo, sì, è molto fumettistico, ma di quei fumetti seriali vecchia scuola, dato che anche oggi gli autori di comic book da edicola tendono a problematizzare la rappresentazione del reale. Per il questo tipo di cinema, probabilmente, è ancora troppo presto. O lo spazio di due ore comunque troppo breve per pensare di affrontare un certo tipo di racconto.
Ultima nota: ma in tutto questo, il personale dello S.h.i.e.l.d. aveva preso le ferie in blocco?