Non c’è niente di più bello e soddisfacente di studiare qualcosa che è vicino alla propria storia personale, qualcosa che ci rappresenta e che ci racconta. È quello che mi è successo a inizio Ottobre 2015: mentre leggevo l’elenco dei libri di testo da comprare ( e preparare) per l’esame di Pedagogia del Gioco, ho scoperto di dover leggere un libro sui Nerd.
Il titolo in questione non è altri che “Generazione Nerd – Gioco, tecnologia e immaginario di una subcultura mainstream” di Enrico Gandolfi, presentato alla scorsa edizione di Lucca Comics & Games.
Sin dalla prefazione ho capito che stavo per leggere (e amare) un libro profondamente onesto, semplice e completo, destinato a tutti: a coloro che desiderano conoscere e approfondire le tematiche della subcultura in questione e ai Nerd, che finalmente possono leggersi e ritrovarsi in queste pagine, senza vedersi mai sminuiti o mitizzati.
Ma andiamo con ordine:
“Generazione Nerd” è diviso in tre parti: la prima, composta dai primi tre capitoli, si sofferma sulla definizione e l’approfondimento dei concetti come cultura,subcultura, tag e identità, dal punto di vista sociologico e in particolar modo da quello dei Cultural Studies.
È la parte più – diciamo – noiosa del libro, anche se necessaria per permettere a chiunque di comprendere tutti i termini presenti nel volume e il quadro teorico alla base dell’indagine svolta.
La seconda parte comprende il Capitolo 4 e 10 e presenta alcune precisazioni teoriche, la metodologia e i metodi, il reclutamento e i luoghi scelti al fine dell’indagine (cap 4.) e le interviste condotte ai singoli (cap. 10).
La terza e ultima parte è divisa in due sotto-parti; la prima dedicata alle singole categorie di Nerd (Ruolisti, Wargamer-Boardgamer, Immagin-Attivi) e la seconda riservata alle relazioni del gruppo e alle conclusioni.
Sono tre i fattori fondamentali che mi hanno fatto apprezzare questo volume: l’umiltà, la correttezza e l’obiettività con cui viene trattata la “Questione Nerd”.
L’atteggiamento dell’autore nei confronti della subcultura trattata è molto equilibrato: né giudicante né adulante; Gandolfi entra in punta di piedi in un mondo vastissimo cercando di spiegarne la miriade di sfumature nella maniera più obiettiva possibile e in sole 234 pagine.
Quando scrivo “correttezza”, voglio sottolineare come l’autore abbia cercato di includere tutte le categorie di Nerd attingendo a innumerevoli fonti: la Storia del termine, la cultura popolare, la cinematografia, la letteratura fino ad arrivare ai fenomeni di costume più recenti.
Ancora più corretta è la riflessione sulla connotazione educativa, autoeducativa e creativa dei GDR, dell’immaginario fantasy-fantascientifico e videoludico, rendendo giustizia a un mondo vibrante e stimolante che troppo spesso viene ridotto e banalizzato.
Tutto questo è stato possibile grazie alle voci dei Nerd in persona. Gandolfi ha costellato le pagine del suo libro con interviste, interventi e racconti di vita personale di ragazzi e uomini appartenenti a tutte le sottocategorie della subcultura.
Così facendo, ha presentato la pluralità delle differenze che si possono trovare da Nerd a Nerd senza stilare una classifica, ma creando un “album di fotografie” virtuale dove ognuno può trovare una propria collocazione e concentrandosi sulle persone che si nascondono dietro l’etichetta. Ci sono tutti: dal Nerd purista tutto D&D, Fantasy e Tecnologia, passando per gli Hipster e arrivando alle frange più malsane e disprezzate del genere.
Questo è un libro da regalare con affetto ogni qualvolta che si sentono le parole “Geek”, “Nerd” o “Hipster” usate a casaccio, ma soprattutto quando si viene giudicati ingiustamente per le proprie passioni.
Io ho deciso di porgerlo con violenza (e più precisamente ad altezza naso) a chi, vedendo l’ennesimo Drago di McFarlane comparire sulla mensola di camera mia, mi apostrofa dicendo “Ancora con queste cagate?”.
Bella rece! Quasi quasi ne recapito una copia ad Arnalda Canali, la grande esperta di tv che parla ancora di “cavalieri del ridicolo” e “secchioni brufolosi”, e viaggia convinta che qualsiasi opera fantasy sia naturalmente destinata a ragazzini delle medie.