Stabat Mater – Lo sguardo sociologico di Morgan Lost

Tutte Le copertine di Fabrizio de Tommaso raccontano una storia silenziosa, parallela alla continuity della serie.
E quella del numero 5 di Morgan Lost merita di essere analizzata per bene:

Ancora una volta, dopo averci mostrato le sue lacrime di dolore, Morgan si lascia andare a un ulteriore gesto di delicata intimità:
si alza la maglia (perché non dire la sua pelle?) e ci mostra la sua essenza più pura.

Un Orologio.

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L’ingranaggio è da sempre il simbolo del Sistema, della complessità e della fragilità: basta che uno solo si inceppi per fermare il meccanismo, l’intera macchina.
Macchina che può essere molteplice metafora: la sanità mentale o la mortalità umana.

Nella copertina, Morgan si sta sgretolando e il suo corpo perde consistenza, sfaldandosi in mille pezzi esattamente come accade nella realtà della storia: in balia dei propri spettri, accerchiato dai nemici e a sua volta nemico di se stesso, questo anti-eroe fragile è in bilico, funambolo sulla corda precaria della sua instabilità.

morganlost5 Come le copertine, anche gli albi nascondono una storia segreta sotto il velo della sceneggiatura principale:
ogni numero  è fondato su un tema principe che tira le fila di tutta la trama dell’episodio.

Se il primo numero raccontava la fragilità e il quarto la Trasfigurazione, “L’Orologio del tempo ci racconta la Maternità.

Infatti, sono madre-figlio raccontati da Chiaverotti: quello tra Ken, un ragazzino cresciuto senza padre e Jill, giovane ragazza madre costretta a lavorare nel quartiere a luci rosse di New Heliopolis per pagare gli studi al figlio e garantirgli un avvenire migliore.

Quando sei nato, eri così bello…. Mio Dio! Non riuscivo a crederci… E mi sono detta: ‘Io farò tutto il possibile per questo bambino… crescerà sereno e felice…

 

Di tutt’altra natura è il rapporto tra Igor e sua madre, una donna anziana e invalida dai modi soffocanti e dittatoriali che passa il tempo a umiliare il figlio e a costringerlo in una relazione esclusiva che non ammette altre donne all’infuori di lei.

Bravo il mio Igor! Sai occuparti di tutte le faccende di casa…Così non sarai mai schiavo di una donna”

 

Due rapporti antitetici, due facce della stessa medaglia.

L’Amore, e in particolar modo quello materno, è la forza che regola l’Universo degli esseri umani, ciò che fa girare tutti gli ingranaggi e fa muovere tutte le cose. Questo amore così puro è quello che dà vita ai mostri più pericolosi:

Come Norman Bates anche Igor viene trasformato in un mostro disturbato che non riesce ad esprimere il più universo interiore se non con l’omicidio. 

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I destini di Ken, Jill e Igor sono legati insieme da un filo spinato, tagliente e lacerante e Morgan è nuovamente spettatore dell’Orrore generato dall’umanità.
Ci presta i suoi occhi per osservare fino all’ultimo il triste epilogo della vicenda.

Morgan Lost si sta rivelando una testata quasi sociologica: il suo scopo non quello di mostrare l’orrore, il sangue e lo splatter ma le diverse nature degli esseri umani, le loro intricatissime (e fragilissime) dinamiche comportamentali.

Il Numero 6 ,”I coniugi Rabbit”, è  già in Edicola,
Ci vediamo alla prossima recensione!